Giovedì 18 Aprile 2024

Signor Samsung, dai noodle al boom coreano

È morto a 78 anni Lee Kun-hee: trasformò l’azienda di famiglia nel colosso mondiale di smartphone. Ma attraversò anche scandali finanziari

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La dichiarazione chiave sul ‘New Management’ risale al 1993 ed è nota in Corea del Sud come la svolta fondativa non solo del miracolo del gruppo Samsung ma dell’intera industria del Paese, che di quell’esperienza fece tesoro. "Cambiate tutto, tranne mogli e figli", disse Lee Kun-hee ad un evento aziendale a Francoforte, il più delicato fino a quel punto della sua gestione. Il presidente di Samsung Electronics è morto ieri a Seul all’età di 78 anni dopo un ricovero ospedaliero durato anni a seguito dell’attacco di cuore che lo colpì nel 2014. Minore di tre fratelli, aveva preso nel 1987 la guida del gruppo fondato da suo padre per la distribuzione di alimentari (pesce, frutta e noodles) che, invece, era diventato già il primo campione industriale sudcoreano, con attività che spaziavano dall’elettronica di consumo all’edilizia e all’industria pesante.

Quel giorno in Germania Lee voleva rimarcare l’urgenza e spronare i dirigenti a battere nuove strade per reinventare l’azienda, nota all’epoca per i televisori a basso costo, puntando da visionario sulla tecnologia avanzata per stupire il mondo. Quegli sforzi furono ripagati grazie a duro lavoro e abnegazione: nel 2006 Samsung superò Sony diventando il leader nel mercato globale dei televisori; cinque anni dopo scavalcò Apple, allora il più grande produttore di smartphone. E negli anni a seguire fu la volta di chip e schede di memoria, il vero traino della crescita impetuosa della conglomerata, in un settore dominato dalle corporation americane e giapponesi.

"È con grande tristezza che annunciamo la scomparsa di Kun-hee Lee, presidente di Samsung Electronics", ha riferito la società nella nota. Sotto la guida di Lee, Samsung, la più grande conglomerata a conduzione familiare (‘chaebol’) del Paese, ha visto il suo fatturato crescere fino a superare i 200 miliardi di dollari e valere da sola un quinto del Pil della Corea del Sud, nonché il 20% del suo export. Noto per lo stile di vita solitario e per il soprannome di ‘re eremita’, Lee ha allo stesso tempo dovuto fare i conti con scandali finanziari e corruzione per l’oscuro intreccio con la politica, incassando pure due condanne per reati di vario tipo. Samsung e le altre chaebol, accusate di essere uno Stato nello Stato, hanno guidato la trasformazione della nazione risollevatasi dalle rovine dalla Guerra di Corea (1950-’53) fino a diventare la dodicesima economia più grande al mondo, destinata quest’anno secondo le stime dell’Ocse, anche per l’effetto della pandemia, a salire al nono posto.

Importante il ruolo svolto da Lee anche per il ritorno della Corea del Sud nella comunità internazionale dopo la dittatura militare e l’arrivo della democrazia, suggellato dalle Olimpiadi estive di Seul del 1988. Poi i mondiali di calcio del 2002 co-ospitati con il Giappone e l’impegno profuso nel Cio per avere i Giochi invernali di Pyeongchang del 2018.