Emergenza siccità. Ora il governo apre ai dissalatori per l’acqua del mare

Allo studio un piano idrico straordinario per evitare i razionamenti Investimenti sulla rete e nuovi invasi. Si guarda al modello israeliano

I cambiamenti climatici stanno mettendo in ginocchio le nostre risorse idriche, già provate da scarsità di investimenti e da una gestione frammentaria e inadeguata che fa sì che dei 9.2 miliardi di metri cubi di acqua immessa nelle reti idriche se ne perda – dati Istat 2020 – ben il 42% (ed era il 41.5% nel 2015). Palazzo Chigi ha creato una cabina di regia tra tutti i ministeri interessati "per definire un piano idrico straordinario nazionale d’intesa con le Regioni e gli Enti territoriali per individuare le priorità di intervento e la loro adeguata programmazione, anche utilizzando nuove tecnologie".

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Secondo il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, "bisogna intensificare il contrasto alla siccità, tramite la creazione di nuovi invasi, il potenziamento dell’attuale rete idrica e l’introduzione di nuovi e più potenti dissalatori". "Investire in depuratori e dissalatori – dice il ministro della Protezione Civile Musumeci al Messaggero – è uno dei nostri obiettivi. Guardiamo al modello israeliano per ridurre gli sprechi, ad esempio non usando più acqua potabile per irrigare i campi e realizzando nuove opere: abbiamo a disposizione 8 miliardi tra fondi europei e nazionali, quindi i soldi ci sono".

Un impianto per desalinizzare l’acqua in Israele, Paese capofila in questo settore
Un impianto per desalinizzare l’acqua in Israele, Paese capofila in questo settore

Emerge la voglia di soluzioni tecnologiche, come i dissalatori. "Serve un piano Marshall con nuovi invasi e impianti di desalinizzazione" dice il presidente della regione Veneto, Luca Zaia. "Il mare – sottolinea il sindaco di Genova, Marco Bucci – è una delle più grandi risorse della nostra città. Per questo lavoriamo per la costruzione di un grande impianto di desalinizzazione in grado di portare circa 100 milioni di metri cubi d’acqua l’anno nel Nord Italia. Un progetto ambizioso, primo in Italia ma già sperimentato in altri Paesi".

A Genova ha sede Fidia, azienda del gruppo WeBuild che è leader mondiale del settore, che nel luglio 2022 ha varato il progetto ‘Water is life’, per "rispondere alla profonda emergenza idrica del Paese": 16 desalinizzatori da costruire in 2 anni, con investimenti di 2.5/3 miliardi di euro per avere 1.6 milioni di metri cubi d’acqua aggiuntiva al giorno, da usare per fini idropotabili.

Il problema è che l’acqua desalinizzata, ammette WeBuild, costa sui 2-3 euro il metro cubo contro un prezzo medio in Italia sui 1.35 euro (con picchi di 2). Se i desalinizzatori (purché usati a solo fine idropotabile, che in Italia copre il 20% del consumo di acqua) possono essere una soluzione, specialmente in alcune città del Sud, ci sono anche altri interventi urgenti da fare: la riduzione delle croniche perdite delle reti, la creazione di migliaia di piccoli invasi per raccogliere la pioggia e usarla a fini irrigui e il riutilizzo – citato dal ministro Musumeci – dell’acqua dei depuratori. Non più adatta per fini potabili ma buona per uso industriale.

In Italia, sul riutilizzo dell’acqua dei depuratori per fini industriali, ci sono alcuni ottimi casi scuola come quello di Prato, dove il consorzio di depurazione Gida eroga 4 milioni di metri cubi di acqua depurata al comparto industriale e le 250 aziende del ‘Progetto acqua’ per la loro attività non usano più acqua potabile, ma riciclata. Evidentemente per far fronte a una siccità epocale e soprattutto a una strutturale riduzione della piovosità sul nostro Paese servono soluzioni integrate. L’era dell’acqua abbondante e a buon mercato è finita.