Siccità Italia, un terzo dell'acqua immessa in rete viene dispersa. Le città maglia nera

Si tratta di un miliardo di metri cubi, che non arriva agli utenti. Forti differenze territoriali

Roma, 20 giugno 2022 - Mancanza di piogge, ma anche infrastrutture non adeguate: quasi un miliardo di metri cubi d'acqua potabile sprecati ogni anno, più di un terzo di tutta l'acqua a disposizione. Al di là dei problemi dovuti alla siccità, ogni volta che si parla di acqua l'Italia si trova di fronte una delle questioni irrisolte da decenni, quella della dispersione delle risorse. Problema che ora, in situazione di emergenza, mostra tutta la sua drammaticità. L'ultima, impietosa fotografia l'ha scattata l'Istat nel 'Rapporto acqua 2022', un focus diffuso a marzo in occasione della Giornata mondiale dell'acqua che contiene i risultati di diverse indagini e analisi condotte dall'istituto.

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Acqua del rubinetto (Fotowebnaz)
Acqua del rubinetto (Fotowebnaz)

Nel 2020, ultimo dato disponibile, sono stati immessi in rete 2,4 miliardi di metri cubi di acqua (pari a 370 litri per abitante al giorno), ma ne sono stati erogati solo 1,5 miliardi di metri cubi per usi autorizzati agli utenti finali (236 litri pro capite). Ciò significa che 0,9 miliardi di metri cubi, il 36,2% del totale, sono stati persi. Unico dato positivo, se così si può dire, è che la percentuale era del 37,3% nel 2018 e del 39% nel 2016. "Le perdite totali di rete - scrive l'Istat nel report - hanno importanti ripercussioni ambientali, sociali ed economiche, soprattutto per gli episodi di scarsità idrica sempre più frequenti". Perdite che "sono da attribuire a fattori fisiologici presenti in tutte le infrastrutture idriche" ma anche alla "vetustà degli impianti, prevalente soprattutto in alcune aree di territorio, e a fattori amministrativi, riconducibili ad errori di misura dei contatori e ad allacci abusivi, per una quota che si stima parti al 3% delle perdite".

L'intensità dell'erogazione, in ogni caso, non è omogenea sul territorio, perché legata alle caratteristiche infrastrutturali e socio-economiche dei comuni. I volumi erogati raggiungono il massimo nei capoluoghi del Nord (256 litri per abitante al giorno in media). Il quantitativo si riduce nei capoluoghi del Centro (231 litri) e del Sud (221 litri), e tocca il minimo nelle città delle Isole (194 litri). Mentre, ad esempio, a Milano i volumi possono superare anche i 300 litri per abitante al giorno, ad Agrigento non raggiungono nemmeno i 150 litri. 

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Secondo l'Istat in più di un capoluogo su tre si registrano perdite totali superiori al 45%, ma la situazione non è uguale in tutta Italia. Le condizioni di massima criticità sono state registrate a Siracusa (67,6%), Belluno (68,1%), Latina (70,1%) e Chieti (71,6%). Perdite inferiori al 25% si rilevano invece in un comune su cinque, mentre in 7 i valori sono sotto il 15%: Macerata (9,8%), Pavia (11,8%), Como (12,2%), Biella (12,8%), Milano e Livorno (13,5%) e Pordenone (14,3%). 

Dal report emerge, inoltre, che la forte obsolescenza delle infrastrutture e i problemi di qualità dell'acqua rendono scarsa o addirittura insufficiente la disponibilità della risorsa idrica in alcune aree. Nel 2020 ben 11 città, tutte del Mezzogiorno, hanno fatto ricorso a misure di razionamento nella distribuzione dell'acqua potabile, disponendo la riduzione o la sospensione dell'erogazione idrica. Un dato in aumentato rispetto al 2019. In più, quasi un terzo delle famiglie italiane dichiara di non fidarsi a bere l'acqua del rubinetto: i più fiduciosi sono gli abitanti del Nord-Est (16,8%), mentre nelle Isole oltre la metà delle persone (57,2%) ha dubbi sulla qualità dell'acqua. 

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