"Siamo noi i tre fratellini della fotografia" Il soldato Usa ritrova i bimbi salvati nel ’44

Martin Adler, 96 anni, aveva lanciato un appello dalla Florida, uno scrittore lo ha fatto circolare sui social. Fino all’incontro ’virtuale’ di ieri

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di Letizia Gamberini

E’ proprio Natale, con la sua favola. Anche ai tempi del Covid che non sbiadisce i ricordi, anzi li alimenta. Il sogno del soldato Martin Adler, che dalla Florida cercava tre bambini trovati dentro una cesta durante la Seconda Guerra Mondiale, si è avverato. Quei tre fratellini con cui si scattò una foto da ventenne – una parentesi di luce nell’orrore della Linea Gotica, in una località del comune di Monterenzio – hanno volti e nomi. Hanno 83, 81 e 79 anni e vivono tutti alle porte di Bologna, a Castel San Pietro Terme. Ieri si sono virtualmente riabbracciati con una videochiamata dalla Florida. "Ciao Bruno, Mafalda e Giuliana, come state?". "Stiamo bene e tu?". Così lontani, eppure, dentro i loro cuori, così vicini.

La vicenda inizia qualche giorno fa. Martin Adler, 96enne di origini ebree cresciuto nel Bronx, esprime, attraverso la figlia Rachelle la volontà di sapere se tre bambini fotografati nell’autunno del ’44 sono ancora vivi. A raccogliere l’appello sul web è Matteo Incerti, giornalista e scrittore di romanzi storici. La storia convidisa rimbalza ovunque, soprattutto fra Firenze e Bologna, ma anche oltre confine. Migliaia di persone si commuovono leggendo di quell’ex soldato ventenne che combattè in Italia contro i nazifascisti con la 85th Infantry Division Custermen e che, entrato in una casa sulla Linea Gotica nel 1944 con il compagno John Bronsky, per un soffio non sparò aprendo una cesta da cui provenivano rumori. Pensava fossero tedeschi nascosti, invece erano tre bimbi. Furono bloccati dalla madre, che squarciò il silenzio urlando: "Bambini! Bambini!". I due soldati si fermarono e iniziarono a ridere per il sollievo: "Un momento di gioia – ricorda Adler –se avessimo premuto il grilletto non ce lo saremmo mai perdonati. Dio ci guardava: vorrei sapere cosa ne è stato di quei bambini, cosa hanno fatto nella vita". I quattro si scattarono una foto, dopo che ai fratelli fu messo il vestito ’buono’. E con quei cappottini e nastri nei capelli erano rimasti, cristallizzati nel tempo, in un ricordo mai sbiadito. Fino a poco tempo fa, quando Adler, costretto in casa dalle restrizioni della pandemia, ha tirato fuori la foto dal cassetto.

Da allora tantissimi gruppi, sindaci e comunità fra Firenzuola e la collina bolognese si sono scatenati per individuare il luogo in cui avvenne la vicenda e che Adler non ricordava. Considerando che la foto era stata scattata tra settembre e ottobre del ’44, la 85esima divisione in quei giorni aveva combattuto al Passo del Giogo e dalla Toscana passava in Emilia. Da lì iniziava la risalita sulla Linea Gotica: dopo Firenzuola, sarebbero poi arrivati a Monterenzio e Monghidoro, nel Bolognese, fino alla via Emilia. E in quell’area, dove i confini fra i comuni si sfumano, fra boschi e crinali, potevano, forse, ancora vivere i tre fratelli. E così è stato.

Nella notte di Santa Lucia il miracolo si compie: Bruno Naldi da Castel San Pietro telefona a Incerti. I tre fratelli si sono riconosciuti. "Mi ha chiamato mia nipote – spiega–. Secondo me siete voi. Era vero, chi lo avrebbe mai detto". La casa, raccontano i Naldi, si trovava nel comune di Monterenzio, in una località che loro chiamano, in dialetto, rio della Pradella. Stavano fra la casa e un rifugio vicino e ancora ricordano le granate e quegli americani, che la sera giocavano a carte con loro e avevano una curiosa scimmietta. Poi, dopo la guerra si trasferirono tutti. Bruno fece diversi lavori, fra cui l’operaio in una fonderia, Mafalda invece ha lavorato la terra fino alla pensione. E ieri erano tutti insieme, davanti al telefono collegato con gli Usa. Dall’altra parte, un felicissimo Adler, che ha sempre lavorato in ambito sociale, con le due figlie e la moglie. Le lingue sono diverse, ma Martin ripete più volte la parola che gli è rimasta impressa: "Bambini. Vuoi cioccolata?". "Ci ricordiamo delle caramelle e dei cioccolatini", rispondono loro. La più piccola, Giuliana, rammenta anche la cesta di vimini "in cui giocavamo" e in cui Adler li trovò. E lui, quando tocca a Mafalda: "Che begli occhi". E mentre lei si commuove, è tempo di saluti. E, ovviamente, di dirsi Buon Natale.