Mercoledì 24 Aprile 2024

Si torna in classe, incubo assenze "Mancherà il 15% del personale"

Allarme dei presidi, ma il ministro Bianchi tira dritto: "Gli istituti sono pronti, hanno avuto 400 milioni". Anche il commissario Figliuolo appoggia la riapertura in presenza: le scuole sono luoghi sicuri

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ROMA

"La scuola è pronta. Certo siamo preoccupati, come tutti, ma il governo ha dato regole chiare per quelle situazioni che richiedono anche la didattica a distanza. C’è sicuramente la possibilità che manchi personale, ma noi abbiamo dato 400 milioni per rinnovare il personale e per il potenziamento, proprio legato al Covid. Il principio base è che si torna a scuola. Nessun ripensamento" ha ribadito ieri il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi. Il governo è unito e oggi, con la riapertura degli istituti scolastici, sarà il giorno della verità: vedremo quanti docenti e quanti studenti saranno assenti per Covid, e quante classi dovranno – malgrado il governo – tornare in dad. Una scommessa rischiosa che si poteva evitare.

"Sarebbe stato meglio rimandare di un paio di settimane il rientro in presenza. In quel tempo si sarebbe potuto alzare la percentuale di alunni vaccinati, organizzare la distribuzione di mascherine Ffp2 e una campagna di testing degna di questo nome. Credo però che il governo ne abbia fatto una questione politica" osserva Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi (Anp). Secondo i presidi oggi potrebbe mancare il 10-15% del personale. "Il governo e il ministero – chiede l’Associazione nazionale dirigenti scolastici (Andis) – hanno il dovere di mettere in campo il massimo sforzo con azioni di affiancamento alle scuole perché diversamente il sistema scolastico non riuscirà a gestire la prevista diffusione del contagio nella fascia di età scolare". Ma il ministro Bianchi non fa una piega. "Abbiamo ascoltato il parere di tutti i presidi. Ascoltiamo tutti, ma poi ci assumiamo le nostre responsabilità".

Anche rispondendo picche alle Regioni – dalla Campania al Veneto, dalla Puglia, alla Sicilia, alla Calabria, alle Marche – che volevano il rinvio. La Campania ha anche emesso un’ordinanza (che verrà impugnata dal governo) per rinviare al 29 gennaio la ripresa delle lezioni, mentre la Sicilia (che può farlo, essendo autonoma) ha rimesso mano al calendario e ha deciso di concedere altri tre giorni di vacanza. Ma le Regioni non mollano. "Non cerco la rissa. È fondamentale – dice il governatore del Veneto, Luca Zaia – che Draghi capisca che le Regioni sono al fronte: si faccia dare il quadro dei territori, tutti noi vogliamo tenere aperta la scuola, ma non ci sono le condizioni. Ci chiedono di svuotare il mare con il secchio. Ma il secchio ha una capacità limitata".

Ma ci sono anche molte voci a favore della linea Draghi. Ieri è sceso in campo il il commissario straordinario all’emergenza Covid, Francesco Figliuolo, che al programma ‘Mezz’ora in più’ su Rai3 ha detto: "È importante il ritorno a scuola che è un luogo sicuro con mascherine e distanziamento. E le lezioni in presenza sono importanti anche da un punto di vista di equità sociale".

Tra i governatori a favore al rientro in classe c’è il ligure Giovanni Toti. "Se chiudessimo le scuole, poi, comunque, i ragazzi andrebbero a giocare al calcio, uscirebbero con gli amici o andrebbero a mangiare la pizza – ha aggiunto Toti – quindi chiudere sarebbe surreale". A favore anche gli immunologi Giovanni Bassetti e Sergio Abrignani. "Sulla ripartenza delle scuole – dice Abrignani che è membro del Cts – sono d’accordo con la decisione presa dal governo: in un Paese in cui i bambini e i ragazzi possono andare al cinema, al ristorante e nei bar sarebbe per me incomprensibile chiudere la scuola".

Alessandro Farruggia