Si spara in Ucraina, i primi morti Lo zar lancia missili: prova di forza

Esercitazioni con razzi ipersonici. I filorussi del Donbass chiamano alle armi, il personale Nato lascia Kiev

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di Giampaolo Pioli

I colpi di mortaio sparati dalle artiglierie dei separatisti filo russi nel Donbass hanno ucciso ieri due soldati ucraini. Sono le prime vittime, oltre a decine di feriti dei nuovi scontri a fuoco scoppiati nelle regioni ribelli che chiedono l’indipendenza, sostenute e armate dal Cremlino, e che costituiscono un elemento chiave del negoziato per rafforzare gli accordi di Minsk che nessuno rispetta. Altri colpi di mortaio, 48 ore fa, avevano colpito un asilo nido fortunatamente senza provocare vittime, ma ieri le cannonate sono arrivate mentre il ministro della Difesa, Denys Monastyrsky, stava passando in rassegna le truppe ucraine piazzate a difesa del fianco est del Paese, il lato dal quale dovrebbe arrivare la prima ondata dell’invasione russa, se ci sarà. Altre esplosioni sono state sentite a Donetsk.

Nella war room del Cremlino, invece, ieri Putin e il presidente bielorusso Lukashenko, il più forte alleato di Mosca, hanno assistito spalla a spalla all’ultima giornata delle esercitazioni militari congiunte, dove sono spuntati anche i missili balistici e ipersonici in grado di colpire molti Paesi europei in pochi minuti. Una prova di forza e un monito, mentre l’invasione russa continua a rimanere un punto interrogativo, nonostante il presidente Joe Biden continui a ripetere, sulla base delle carte dei servizi, che "Putin ha deciso di aggredire l’Ucraina…". Stavolta, però, non c’è una data precisa. Continua, però, dalle zone di guerra del Donbass, l’esodo verso Mosca dei cittadini filorussi, con la promessa di 10mila rubli. Il G7 si è mostrato unito nel chiedere il ritiro delle forze russe alla frontiera ucraina. Ma la ministra tedesca, Annalena Baerbock, ha criticato gli allarmi su un’invasione imminente giunti da Washington: "Non sappiamo ancora se è stato deciso un attacco". Il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, insiste per la via diplomatica: "È la strada maestra da seguire". Intanto, Parigi e Berlino hanno richiamato i propri connazionali e la Nato i funzionari dall’Ucraina.

La Casa Bianca, con la vice presidente Usa, Kamala Harris, è tornata a minacciare Putin di "gravi conseguenze" in caso d’attacco. Non solo sanzioni, ma anche un rafforzamento della Nato nei Paesi dell’Est. Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj ha fatto ieri una breve apparizione alla conferenza sulla sicurezza di Monaco (disertata da Putin) con due scopi ("Siamo lo scudo d’Europa"): dimostrare che l’Ucraina reagirà all’attacco e che lui non teme la minaccia russa. Al tempo stesso, però, chiede una road map per l’ingresso di Kiev nell’Alleanza Atlantica, considerata da Mosca una delle più solide motivazioni per invadere il paese. Si è detto disponibile a incontrare Putin in ogni momento. Ma lo zar non accetterà, se prima Zelenskyj non si sarà incontrato con i leader del Donbass, i quali hanno rivolto un appello alla popolazione affinché si armi e si prepari a combattere "l’oppressione". Oggi con la fine delle olimpiadi invernali a Pechino e delle esercitazioni militari Russe e Bielorusse, Putin non avrà più scuse per tenere ammassati oltre 190mila soldati sulle frontiere di due Paesi.