Martedì 23 Aprile 2024

Si spara con la pistola del papà, muore a 11 anni

Pisa, il genitore è un carabiniere. Il piccolo era solo in casa, le indagini puntano a chiarire come sia entrato in possesso dell’arma

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di Antonia Casini

La cameretta di un bimbo, con i giocattoli, i pupazzi, i libri e un corpicino senza vita. Dolore, dolore e ancora dolore, in provincia di Pisa, dove un piccolo di 11 anni ha sparato con la pistola del padre, carabiniere che lavora a Livorno, ferendosi alla testa e morendo poco dopo. Nella villetta, dopo il colpo, le grida dei genitori che lo hanno trovato insieme al nonno, con cui stava sempre, e il silenzio che porta tante domande.

Sono i carabinieri a condurre le indagini, con loro i colleghi specializzati nei rilievi, e a provare a dare risposte a una tragedia senza una fine. Di certo c’è che il bambino, in quel momento, era solo nella sua stanza ma con la porta aperta. I genitori si erano allontanati per poco tempo, a sentire il colpo è stato il nonno del piccolo. Subito, verso le 13.30, sono stati chiamati i soccorsi che, però, non hanno potuto fare nulla.

Medico e volontari della Misericordia hanno tentato di risvegliare il piccolo, ma senza esito. Poi, sono arrivati gli uomini dell’Arma per dare un perché alla disperazione, ma è ancora presto. Può essere stato un caso, un incidente, la curiosità e la voglia di capire come funziona un’arma che – da quanto è stato appurato al momento – sembra fosse custodita con tutte le regole. Ma quando, come e perché è stata presa dall’undicenne? Che cosa è successo in quei pochi minuti? I carabinieri, coordinati dal pubblico ministero Flavia Alemi (ma ieri ha seguito il caso anche il procuratore capo Alessandro Crini) stanno analizzando quaderni, diario e apparecchi elettronici, anche se hanno escluso, al momento, legami con i social. "Era un cucciolo", dice chi lo conosceva.

A giugno, con i suoi compagni di classe e amici avrebbe fatto la prima Comunione. Ora gli altri genitori hanno dovuto spiegare ai propri figli che lui non ci sarà, domani, a scuola. E neppure nei prossimi giorni. Era un bimbo "sensibile", ricordano le famiglie che lo accoglievano, ogni tanto, nelle loro case, come accade quando i bimbi delle elementari cominciano a crescere e frequentare gli altri.

Diventano un po’ tutti dei figli e, così, adesso la tristezza è insopportabile. Tanta la disperazione tra i padri e le madri dei suoi compagnucci. Come raccontare quello che è accaduto? Sconvolte le insegnanti che lo avevano visto fino al giorno prima, venerdì, sui banchi, con i sorrisi nascosti dalle mascherine, l’odore di disinfettante nelle aule e la nostalgia di una normalità che si stava ricreando tra i corridoi dei vari istituti.

I vicini per lo più non si sono accorti di nulla. Parlano di un nucleo familiare "unito", di un "bimbo che riempiva di gioia", di "una tragedia che distrugge".

Il sindaco del paese alle porte di Pisa ha fatto avere ai genitori la vicinanza dell’amministrazione comunale: "Ci siamo per qualunque bisogno". "Comunico a loro il dolore di un’intera comunità, nella speranza che si chiarisca quanto prima la dinamica anche se niente riuscirà a colmare quel vuoto". Molti i messaggi di solidarietà che sono arrivati al padre, conosciuto per il suo lavoro e anche per essere un tifoso del Pisa. Tanti gli abbracci virtuali e non, delle forze dell’ordine pisane e livornesi.

Il corpo del piccolo si trova a Medicina legale, in attesa che su di lui venga fatta l’autopsia anche per definire eventuali responsabilità. "Era protettivo con gli altri compagni. Sempre. Ora li proteggerà tutti da lassù".