Venerdì 19 Aprile 2024

Si scrive “mister“, ma a volte si legge “maestro“

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Davide

Rondoni

Ci salveranno i “mister”? Viene da pensarlo, ascoltando Inzaghi e vedendo l’affetto per Mihajlovic. Certo il calcio è “ammalato” di mercato, certo. Ma emergono nell’esperienza sportiva alcuni elementi salutari per la nostra società, specie per taluni aspetti educativi.

Come appunto nel discorso di Inzaghi, mister dell’Inter che commentando in tv la “papera” del portiere Radu – che costerà caro, in tutti i sensi, all’Inter – ha avuto per lui parole di stima, di realismo (gli errori dei portieri si vedono di più degli altri) e di incoraggiamento per un ragazzo giovane e talentuoso.

È l’atteggiamento di un adulto vero e saggio dinanzi a un ragazzo che fa un errore. In una società dove l’errore è spesso occasione di etichettatura, di marchiatura a fuoco, dove i giovani sono lasciati soli coi loro errori, o giudicati da adulti a scuola con il registro in mano, disattenti ai loro reali talenti, le parole di Inzaghi sono aria fresca.

Nella generale emergenza educativa, di cui ovunque vediamo i segni, forse i mister (anche e soprattutto quelli impegnati con giovani in campionati e sport più poveri) danno segnali da cogliere.

Non a caso, i ragazzi del Bologna sono andati a omaggiare il loro condottiero ammalato, con un affetto vero e non formale.

Abbiamo invece organizzato un impianto educativo statale e anche privato triste e disattento ai talenti, che mira a creare figure astratte di giovani tutte simili, che devono avere la sufficienza in cose simili per tutti. Creando giovani indecisi sui loro talenti e, come mostra il mercato del lavoro, spesso inefficaci e impauriti.

Eppure di metodo educativo basato sui talenti non parlano solo gli show televisivi, ma anche il Vangelo. Ma abbiamo scelto un altro metodo.

Da questi mister viene una lezione al mondo adulto, o almeno a quello che non è ammalato della sindrome di Peter Pan di adolescenza prolungata e sente una responsabilità.