Si schianta, travolto da due moto Il pilota-ragazzino lotta per la vita

In coma il 19enne Jason Dupasquier, è gravissimo al Careggi di Firenze. Un anno fa il debutto tra i grandi

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di Riccardo Galli

e Ilaria Ulivelli

SCARPERIA (Firenze)

Ora sta con la vita appesa. Attaccato alle macchine. In coma, privo di reazioni agli stimoli. Dopo un botto micidiale. Infernale. Ancora qualche curva e Jason Dupasquier, 19 anni, pilota svizzero del Team PruestelGp, avrebbe visto la bandiera a scacchi con cui la direzione gara del Mugello, chiudeva l’ultimo giro delle qualifiche della sua categoria, la Moto3.

Invece c’è lo schianto. Subito la situazione appare drammatica già dalla dinamica. I soccorsi, il volo in elicottero al policlinico fiorentino di Careggi, dove tutti gli specialisti chirurghi e rianimatori erano stati allertati per un intervento d’urgenza che non c’è stato. Troppo grande il rischio di peggiorare ulteriormente una situazione disperata.

Jason arriva a tutto gas all’Arrabbiata 2, uno dei tornanti più larghi, lunghi e assolutamente veloci del circuito. Dupasquier, sulla sua Ktm, sbuca dall’uscita della curva, ma perde il controllo. La traiettoria. E sbatte a terra. Impossibile evitarlo, forse addirittura vederlo per altri due ragazzini della Moto3, il giapponese Sasaki e lo spagnolo Alcoba che in un secondo (forse meno) si trovano a urtare, colpire duro e ‘saltare’ con la moto sul fisico del ragazzo svizzero.

La dinamica dell’incidente appare subito terribile; febbrile il lavoro dei soccorritori di Dupasquier. Sono una ventina, fra medici (rianimatori, coordinati da Remo Barbagli, responsabile sanitario dell’autodromo) in servizio al circuito e assistenti, a circondare il pilota. E a capire che la situazione non è facile. Anzi. Il ragazzino svizzero rimane sulla pista perché è qui che si deve fare in fretta e agire per evitare il peggio. Arriva l’ambulanza, arrivano le safety car del circuito (con la pista ormai chiusa dalla bandiera rossa che viene esposta nelle situazioni più gravi e pericolose), il lavoro dell’équipe medica dura 25 minuti. Ma non basta.

Ci vuole l’elicottero per portare Jason, d’urgenza, a Firenze. "Vedere l’elisoccorso arrivare in pista – ha detto Valentino Rossi – rende tutto molto più difficile. Le soluzioni in questi casi sono due: o ti spogli e vai a casa o ti ricordi che sei un professionista e riprendi la moto e corri".

All’ospedale di Careggi, l’équipe di professionisti del Trauma center, al pronto soccorso, corre in sala rossa: c’è un ragazzo di diciannove anni da salvare. Ha fratture ovunque, il trauma cranico è stato violento, come il trauma toracico. La prima cosa da fare è stabilizzare le sue condizioni. Il neurochirurgo, il cardiochirurgo, il chirurgo vascolare restano in attesa. Dupasquier non è in condizioni tali che gli consentano di superare un intervento chirurgico.

Ha lesioni interne agli organi, una dissecazione dell’arteria succlavia fino alla vertebrale. Lo tengono in osservazione, intubato, con coma indotto dalla sedazione. Prima di essere trasferito in terapia intensiva ha un arresto cardiaco. Va male. Male come non si vorrebbe mai.

La passione per il motociclismo per Jason Dupasquier (classe 2001) gli viene da papà Philippe, discreto pilota di motocross. E infatti è nelle corse sullo sterrato che da ragazzino (a 5 anni) inizia a salire in sella alle prime minimoto. Nel 2015 sceglie di misurarsi in pista e ottiene subito risultati importanti (vince la Junior Cup in Svizzera). È un ragazzino ‘sotto osservazione’, ha ottime qualità al punto che la scuola spagnola (nel Cev) lo chiama per le prime competizioni a livello internazionale. Lo scorso anno il debutto nel Motomondiale, in Moto3, nella scuola dei campioni. Dei più forti. Non conquista punti, è vero, ma si merita la conferma, con la Ktm, più che mai convinta delle sue qualità. E dal primo Gp del 2021, in Qatar, alla Francia, 15 giorni fa, Jason va sempre a punti. E ora le gocce di speranza che consumano i minuti e le ore.