Giovedì 18 Aprile 2024

Si rafforza l’asse Kiev-Washington Il politologo: "Un segnale al mondo"

Il prof Pastori: "Le recenti frizioni sono normali schermaglie. L’America vuole tenere il timone della crisi"

di Beppe

Boni

Mentre Putin continua ad esibire i muscoli con le esercitazioni militari congiunte nella Bielorussa di Lukashenko e annuncia lo schieramento dei missili intercontinentali Sarmat, l’incontro negli Usa fra Biden e Zelensky ha gli occhi del mondo puntati addosso. Che succede? Svolte in vista? Gianluca Pastori, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università Cattolica di Milano e analista Ispi, ha le idee chiare.

Che prospettive future apre questo vertice a due?

"Non credo che porterà a svolte o cambiamenti significativi dello scenario attuale anche se contiene motivazioni precise. È un ulteriore segnale alla Russia e al mondo".

Di che tipo?

"Consolida il rapporto Biden- Zelensky. Il primo mette una mano sulla spalla all’altro, come a dire, tranquilli siamo sempre con voi. Il secondo cerca conferma dell’aiuto bellico e diplomatico. E va bene anche all’Europa che fino ad oggi è rimasta unita anche grazie alla diplomazia americana".

È un riavvicinamento dopo che gli Usa hanno frenato l’esuberanza di Kiev nell’accusare gli alleati di non fare abbastanza?

"Le frizioni fanno parte del gioco in uno scenario di questo genere. Sono solo schermaglie. Gli stessi americani avevano esercitato forti pressioni affinché Kiev facesse un gesto di apertura ma poi, vista la reazione risentita, hanno ammorbidito la posizione".

Negoziati di pace a breve?

"Non credo anche se la diplomazia non si ferma mai. Kiev vuole negoziare da una posizione di forza sul campo, ma gli Usa non vogliono che la Russia sia troppo umiliata perché anche in futuro bisogna averci a che fare".

La politica Usa segue Biden?

"Dalla sua parte ha ovviamente i democratici. La corrente vetero – più tradizionalmente anti-russa – dei repubblicani approva con qualche distinguo l’appoggio all’Ucraina, mentre l’ala filo Trump è per un ripiegamento, all’insegna dell’America First, prima l’America".

Gli Usa vogliono tenere il timone del caso Ucraina?

"Credo proprio di sì. Sono consapevoli che l’Europa fatica ad esprimersi con una sola voce e in modo rapido".

È sfiducia?

"No, è realtà. L’Unione Europea deve sempre fare i conti con i Paesi membri ed è costretta a fare lo slalom fra accordi e negoziati e quindi spesso le decisioni sono frutto di compromessi anche in presenza della Nato".

L’abbraccio Biden - Zelenski rischia di allungare il conflitto?

"La guerra sarà ancora lunga in ogni caso anche perchè ora c’è di mezzo l’inverno. Che Putin utilizza però per colpire le infrastture energetiche e fiaccare la popolazione civile".

La cooperazione Kiev - Washington si allargherà?

"Con l’invio dei Patriot e i miliardi appena stanziati è già ampia e solida. Gli Usa da tempo forniscono tecnologia bellica di ultima generazione e non fondi di magazzino".

L’accordo sui missili Patriot inasprirà la reazione russa?

"Non più di tanto. L’Occidente è già abituato alle minacce di escalation di Mosca mai concretizzati seriamente. L’invio dei missili a media gittata Patriot è in linea con gli altri sistemi bellici già consegnati all’esercito di Kiev. I Patriot non cambieranno nell’immediato le sorti del gioco, ma aiuteranno gli ucraini".