Martedì 16 Aprile 2024

Si muova l’Onu Caschi blu in Afghanistan

Gabriele

Canè

Parigi chiede che a Kabul intervenga l’Onu. Interessante. Non tanto per il tipo di lavoro che potrebbe fare: una sorta di zona protetta in cui continuare le operazioni umanitarie. Molto complesso per trovare consensi, ma almeno affidato a uno strumento (la risoluzione) che può piacere a tutti, tanto non impegna in concreto nessuno. Comunque, ben venga se una missione servirà a salvare qualche vita e un briciolo di civiltà dalla furia dei talebani e dell’Isis. Piuttosto, c’è da chiedersi come sia venuto in mente di evocare le Nazioni Unite, potremmo dire anche di svegliarle dal loro costoso torpore. Perché è vero che potrebbe essere il piccolo (tardivo) uovo di Colombo per mettere una mini toppa ai disastri creati dallo sgangherato ritiro da Kabul, ma si fa fatica, frugando nella memoria, a trovare da anni un intervento vero, serio, dell’Onu in difesa della pace (la sua missione) o quantomeno come forza di interposizione tra belligeranti. Eppure, con un miliardo di dollari di budget all’anno solo per l’ordinaria amministrazione e più di 110 mila dipendenti, qualcosina potrebbe fare. E qualcosa faceva.

Perché i caschi blu li abbiamo visti e apprezzati in giro per il mondo a mantenere difficili equilibri, lasciandoci spesso la pelle. Saremo anche distratti, ma l’ultima notizia che abbiano avuto è stata quando hanno mandato allo sbaraglio, e a morire, il nostro ambasciatore in Congo. O no? L’Afghanistan è diventato un problema solo ora? Le Nazioni Unite non potevano intervenire prima per ammortizzare sulla popolazione inerme lo choc dell’inevitabile ritorno di terrorismi vari? Noi italiani possiamo anche spendere "volentieri" 700 (!) milioni all’anno per mantenere questa nobile istituzione. Se funziona, però. Quindi, si decidano i grandi della terra: Nato, Onu, servono ancora e a cosa? Magari la risposta è si. Non certo per grattarsi la pancia a New York, però. Mentre a Kabul la gente muore.