Mercoledì 24 Aprile 2024

Sì al doppio cognome Arriva la prima sentenza

Pesaro, la mamma di una bimba di 10 anni vince il ricorso contro il papà. La piccola vive con la madre, il tribunale: "Prevale l’interesse del minore"

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di Alessandro Mazzanti

Ci metterà di più a firmare i compiti in classe o gli autografi, nel caso diventi una star o una campionessa. E magari si sentirà anche un po’ altolocata. Di certo, da ieri, una ragazzina di circa 10 anni che vive nel Fanese con la madre, è il primo esempio vivente dell’applicazione dell’ultima sentenza della Corte Costituzionale che ha aperto al doppio cognome (di papà e mamma) per i figli, definendo illegittimo affidare loro solo il cognome del padre.

Tutto questo perchè il tribunale di Pesaro ha accolto il 28 scorso il ricorso di quella madre per la sua figlioletta: "Voglio – ha detto in sostanza la donna ai giudici tramite i suoi legali – che mia figlia porti anche il mio cognome". E i giudici – in collegio di tre, presidente Davide Storti – le hanno detto sì. È il primo caso in Italia, almeno se lo si calcola dopo la recente sentenza della Corte Suprema.

La storia nasce all’interno di una coppia (di fatto, non erano sposati) che da qualche anno coppia non è più. Lui straniero, lei italiana residente nel Fanese. Si separano, la bambina va a vivere con la madre. E la donna un paio di mesi fa si rivolge allo studio ’Nbbz’ di Ancona per inoltrare la sua richiesta. "La sentenza della Suprema Corte – scrivono gli avvocati della donna, Andrea Nobili e Bernardo Becci – viene espressamente richiamata nel decreto del Tribunale di Pesaro, il quale ha ordinato all’ufficiale dello Stato civile del Comune ove risiede il minore la modifica dello stato di nascita, aggiungendo il cognome materno". Il padre a dire il vero si era opposto, ma i giudici pesaresi hanno dato ragione alla madre. O forse alla bambina. O a tutte e due.

"Perché la nostra stella polare, in questo tipo di pronunciamenti – spiega il presidente del tribunale di Pesaro, Giuseppe Fanuli – è l’interesse del minore. La giurisdizione parte dal presupposto, in generale, che se un minore vive con la madre, senta come elemento fortemente identitario il cognome di quella. E che quindi sia giusto affidargli anche quel cognome. Era questo il caso". Ma averne due, non può portare a una eventuale dissociazione? "Direi di no, è un ricongiungimento, non una disunione. Noi anche in casi passati ci siamo espressi seguendo questo criterio. Chiaro che la sentenza recente della Corte ci ha aperto un’autostrada".

Sulla vicenda arriva anche la a presa di posizione del sindaco di Pesaro, Matteo Ricci: "Una sentenza storica e un passo in avanti verso la pari dignità dei ruoli", dice Ricci. "I Comuni – continua il sindaco – faranno quanto in loro dovere per agevolare le pratiche ma spetta al Parlamento fare una legge. La società civile e anche i magistrati sono un passo avanti e in sintonia con il Paese reale".