Sgarbi difende la creazione d’artista "Ora ci parlo io con il vescovo"

L’ironia e il consiglio del critico: può provare a camuffare gli occhi del politico

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ROMA

"L’arte è arte e non ammette ingerenze. E poi, mi scusi, fondamentalmente chi se ne frega!". Vittorio Sgarbi (nella foto) – irrefrenabile e irriverente, come di consueto – commenta la polemica della collocazione del Trittico di Roberto Buttazzo, raffigurante la ’Traslazione delle reliquie del Santo’ in onore di San Vito, patrono del paese, commissionato dal Comune di Lequile.

Arte e rappresentazione, qual è il rapporto?

"L’artista è libero di rappresentare la realtà come meglio crede, senza costrizioni. Non è tenuto a fare quello che dicono gli altri e non è un fotografo. È così da secoli. E poi (ride. ndr) chi l’ha detto che quel volto sia veramente quello dell’assessore? Magari assomiglia, si sono confusi nell’attribuirgli le fattezze".

Il maestro Buttazzo potrebbe essere considerato un novello Caravaggio?

"Ribadisco, mi sembra una questione talmente irrilevante da non dover essere neanche discussa. Non andiamo a scomodare i geni del passato. Ho un consiglio da dare all’autore per uscire da questa empasse: cambi un dettaglio al presunto volto dell’assessore, magari gli occhi, il naso, le orecchie, qualunque cosa, tanto per confondere le acque. Così non è più lui e questa inutile polemica rientra. Anzi sa cosa faccio? Mi impegno a chiamare il vescovo e mettere una buona parola a favore di una migliore collocazione della tela di Buttazzo. Ecco, lo scriva, Sgarbi interviene nella polemica di Buttazzo".

Loredana Del Ninno