Sfregia l’ex fidanzatina di 12 anni Preso dopo la fuga: "Ero geloso"

Lei ha denunciato il 16enne che l’aveva colpita al volto. I medici: danno permanente sul viso, dovrà operarsi

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di Nino Femiani

Il ricordo di uno "sfreggio d’ammore" appartiene ai ricordi letterari. Quello raccontato, ad esempio, in uno degli elzeviri contenuto ne ‘L’oro di Napoli’, il libro che nel dopoguerra consacrò Giuseppe Marotta. Uno spasimante contrastato sfregiò l’innamorata per vincere le resistenze delle famiglie e poi sposarla. Era il 1947. Il coltello fa di nuovo capolino nei vicoli di Napoli e non è un libro, nemmeno un romanzo.

Protagonista dello sfregio è un sedicenne e la vittima ha appena dodici anni. Tutto avviene poco dopo mezzanotte dalle parti di Piazza Montesanto, un pezzo della Napoli dei vicoli che confina con il dedalo dei Quartieri spagnoli e con le propaggini delle prime erte verso la collina.

La ragazzina è in compagnia di alcune amiche, sta filando verso casa, dovrebbe essere già tardi per un’adolescente come lei. Di colpo incrocia l’ex fidanzatino, sedici anni, scuola abbandonata da qualche mese, voglia di diventare pizzaiolo, almeno così dice agli amici (si saprà più tardi). Si guardano, forse arriva qualche parola sopra le righe in ricordo di un legame che si era trascinato per qualche mese prima di interrompersi. Una relazione adolescenziale, tra due minori che si danno più arie della propria età. Il sedicenne si avvicina, probabilmente l’incontro non è casuale, forse la sta aspettando. La dodicenne l’affronta a muso duro e gli dice di togliersi dai piedi, perché deve rientrare presto a casa. Un alterco che dura una manciata di secondi. Poi un baluginio. Il ragazzino estrae una lama – un taglierino o un piccolo coltello a serramanico – e l’avvicina alla guancia della piccolina. È un attimo, lei sente il bruciore arroventarle il volto e il sangue colarle sul collo. Il ragazzo scappa, si dilegua tra i vicoli bui, le amiche trascinano la ferita al pronto soccorso del Vecchio Pellegrini, distante meno di cento metri, e chiamano la mamma.

Al Pellegrini viene medicata, poi trasportata al pediatrico Santobono. La prima prognosi è di un mese "per un danno permanente al viso". In futuro sarà sottoposta a nuove visite e forse a interventi di chirurgia plastica per tentare di ridurre il danno.

Ma una cosa è certa: lo sfregio sulla guancia non andrà mai via, lei dovrà convivere con il marchio di quella brutale infamia al suo corpo. La ragazza racconta tutto ai carabinieri e riferisce l’identità del suo aggressore. In poche ore il ragazzino, originario del quartiere di Montesanto precedenti per resistenza a pubblico ufficiale e sottoposto al percorso della messa alla prova, viene braccato per tutti i Quartieri. Nel pomeriggio di martedì si presenta in compagnia del suo avvocato. "Ero geloso, lei mi ha provocato", dice tra le lacrime tardive al pm della procura dei minori che gli contesta il tentato omicidio aggravato.

Il ragazzo, che appartiene a un nucleo familiare con precedenti penali, è condotto al centro di prima accoglienza dei Colli Aminei. Gli inquirenti gli contestano il 583 quinquies, un nuovo reato previsto dal codice rosso che punisce chi provoca una deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso: una fattispecie introdotta con il diffondersi delle aggressioni con l’acido.