COSIMO ROSSI
Cronaca

Sfila l’orgoglio Pd . Cinquantamila in piazza. E c’è anche Conte: "Da qui parte l’alternativa"

Schlein guida la manifestazione a Roma. Nonostante il divieto spuntano bandiere palestinesi. La segretaria attacca il governo: "Può travestirsi come vuole, ma è la solita destra".

Sfila l’orgoglio Pd . Cinquantamila in piazza. E c’è anche Conte: "Da qui parte l’alternativa"
Sfila l’orgoglio Pd . Cinquantamila in piazza. E c’è anche Conte: "Da qui parte l’alternativa"

Si chiude sulle note in chiave balcanica di Bella ciao la giornata del Pride Pd in Piazza del Popolo a Roma. Censurata Bandiera Rossa, per ovvie ragioni di coabitazione coi bianchi, e dimenticata l’Internazionale del socialismo europeo a cui apparterrebbe il partito, il gruppo dirigente e lo staff dem si uniscono dal palco in un abbraccio alla segretaria Elly Schlein e alla piazza intonando il malinconico e amato canto del partigiano. Che è altresì il più cogente elemento d’identità politico-culturale offerto dal palco alla platea che ha risposto all’appello del Nazareno riempiendo decine di bus e sette treni per portare le bandiere del Pd, e un paio di dozzine della Pace, in una quasi soleggiata e mite piazza del Popolo a Roma.

"Per un futuro più giusto", come recita la parola d’ordine che ha portato a Roma i militanti del Pd, l’"alternativa" proposta dalla segretaria parte dalla necessità di "ricostruire un campo progressista". La base dem, insomma, è stata chiamata a mobilitarsi "per costruire una speranza al Paese, e questa piazza è la nostra risposta", dice Schlein. Una piazza che accoglie Giuseppe Conte, leader M5s, con grande calore e con cui Schlein si intrattiene. Da qui "parte una fase nuova, non ci lasciamo qui, dovremo continuare a lavorare insieme, giorno per giorno, e non lo facciamo da soli – continua la segretaria –. L’alternativa c’è, se la facciamo vivere insieme, continueremo a cercare convergenze con le altre forze di opposizione". Perché la cosa fondamentale è "dire basta a questo governo – declama – Possono travestirsi come vogliono. Ma la destra è sempre la stessa". Risposta in serata di Meloni: "Cara Elly, noi vogliamo semplicemente che siano i cittadini ad avere più potere, dando così maggior forza e stabilità all’Italia. Cioè quello che dovrebbe sostenere ogni sincero ’democratico’".

C’è anche una significativa presenza giovanile tra le chiome prevalentemente canute e i gruppi di famiglia in esterno che riempiono a maglie abbastanza larghe il selciato. Non tanti da giustificare le 50mila persone vantate dagli organizzatori, ma abbastanza da dare il senso che il Pd ha ancora un orgoglio. Tanto da ascoltare pazientemente, e un po’ distrattamente, la lunga teoria di compitini tematici (diritti, genere, clima, studenti, migranti, vertenze e via dimenticando, ndr.) svolti dal palco. E che han riscaldato davvero la piazza solo quando Mamadou – uno dei protagonisti del film di Garrone sui migranti – ha propugnato a gran voce la "pace nel mondo" suscitando il più sentito degli applausi. Tema sensibile, scottante e sin troppo rimosso dalla e nella piazza. Tanto che il Pd, temendo polemiche mediatiche per qualche intemperanza troppo filopalestinese, ha chiesto di non veder sventolare bandiere. Anche se qualcuna è comparsa. La segretaria non si è sottratta, sul finire del suo intervento, dall’affrontare il problema del conflitto israelo-palestinese all’insegna dell’inoppugnabile, quanto peregrino, "due popoli due Stati".

Convocati dopo ben 5 anni di latenza da una piazza targata Pd, anche se son passati i tempi dei Berlinguer e i Moro, i militanti si sarebbero magari aspettati qualcosa di più della ripetizione pedissequa delle doglianze. Che invece Schlein ha ripetuto identiche anche nella scelta delle parole all’insegna di un pragmatismo a metà tra il tecnocratico e i valori morali granitici. Sulla battaglia per il salario minimo che "sotto nove euro è sfruttamento", come se sopra lo sia molto di meno. Sul fatto che contro il disagio minorile e la violenza di genere "non basta la repressione", come se il concetto stesso di repressione non fosse agli antipodi della cultura anti-autoritaria della sinistra italiana dei Gozzini e i Basaglia. Sul tema dei migranti, dello ius soli e "l’accoglienza diffusa" smantellata dal governo. Sulla "giustizia climatica" necessaria alle future generazioni".

O, infine, sulla difesa sempre in punta di "antifascismo" di una Costituzione elaborata pensando al futuro invece che al passato in camicia nera del Paese, come si evince dal dibattito costituente.