Mercoledì 24 Aprile 2024

Sezioni, soldi e la grana Rousseau. I grillini si interrogano sulla svolta

Ancora molti problemi devono essere risolti. Resta il nodo del secondo mandato . La base cerca di capire

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Il problema del rapporto con Davide Casaleggio, certo. E anche quello, sicuro, del divieto di terzo mandato per i parlamentari. Ma non sono solo questi i problemi che si trova davanti, ora, il nuovo capo del M5s, Giuseppe Conte. Il suo documento programmatico, schematicamente presentato l’altra sera via Fb, non lo ha ancora visto nessuno, ma dalle parole dell’ex premier è emerso un ’nuovo Movimento’ fortemente radicato a sinistra e, soprattutto, ’solido’, un "partito pesante, tradizionale" – è questa l’opinione dei più dentro le attuali fila parlamentari grilline – con tanto di sezione ’esteri’ ("come il vecchio Pci di un tempo", commentava ieri qualcuno) e "radicato sul territorio", cosa che il M5s nato nel 2009 e arrivato in Parlamento nel 2013, non è mai stato. "Di sicuro – spiega il senatore Primo Di Nicola – sono tutti passaggi che avranno bisogno di un dibattito democratico interno. Si vogliono fare le sezioni? Si vuole una segreteria politica? E saranno organi eleggibili? Abbiamo passato più di un anno di Stati Generali, a sviscerare la questione legata al capo politico e adesso ci ritroviamo un altro capo politico, nominato direttamente dal Garante, che detta delle regole senza un passaggio interno? Io la vedo complicata...".

Già, perché prima di arrivare all’organizzazione territoriale che avrà il futuro M5s, un radicamento che Conte avverte come essenziale per il futuro della sua forza politica, c’è da risolvere un problema identitario e statutario che è ancora tutto racchiuso nella mente di Conte e di chi sta scrivendo con lui l’ossatura del nuovo soggetto. Quello che appare abbastanza sicuro, in queste ore, è che il nuovo M5s butterà alle ortiche i logori meet up delle origini per far spazio e a veri e propri ’presidi’ territoriali, forse più vicini alle attuali sezioni del Pd che ai referenti locali di stampo leghista. "Ma per fare questo – dicono ancora dentro il Movimento – servono molti soldi, e di certo non bastano i fondi dei gruppi parlamentari; si dovrà studiare un modo di autofinanziarci, altrimenti le sezioni locali le dimentichi subito". Anche perché il Movimento – è bene ricordarlo – è sempre stato contrario al 2 X mille perché ha sempre intravisto in questo sistema un finanziamento pubblico ai partiti da loro sempre rinnegato. E, quindi, dove trovare il denaro per creare quel partito ’pesante’ che sembra invece avere in testa Conte?

Il percorso verso la nuova creatura appare dunque ancora lungo, nonostante la fretta di Conte stesso e di Grillo per chiudere al più presto con le questioni statutarie per poi arrivare a correre, in piena legittimità, per le prossime elezioni amministrative di ottobre. Dove probabilmente il M5s si troverà ancora acerbo sul fronte territoriale, "ma in questo caso – è ancora la voce di una fonte interna ai grillini – ci presenteremo al primo turno separati dal Pd per poi convergere su un unico candidato al ballottaggio. Casomai non portiamo a casa il sindaco, ma con un accordo interno ci mettiamo dentro gli assessori che contano". Strategie sulla carta che prescindono da passaggi delicati, ma non eludibili, prima fra tutti, l’identità politica. "Che io – chiude Di Nicola – non ho ancora capito qual è, almeno secondo Conte".