Sabrina Salerno: sexy e arrabbiata. "Siamo donne, non curve. Belle con orgoglio"

La showgirl attacca i superficiali: "A chi parla solo delle mie forme ricordo che ho venduto milioni di album in tutto il mondo. Il fisico è un traguardo a qualsiasi età. Se gli uomini pensano solo ai pregiudizi è perché stanno perdendo la loro identità"

Sabrina Salerno

Sabrina Salerno

"Qui si parla solo delle mie tette e nessuno dice che ho venduto venti milioni di dischi: adesso basta". Non fatela arrabbiare, Sabrina Salerno è una timida che aggredisce se l’attaccano. Se ne sono accorti in quel talk show spagnolo: continuando a sorridere, ha artigliato gli intervistatori che volevano metterla all’angolo. Fatica sprecata. A stravincere il match è stata lei con una sciabolata che conviene rivedere grazie a YouTube, perché la dice lunga sulla showgirl popolarissima in Europa e non solo, intelligente e bella a 52 anni come quando esordì giovanissima nello showbiz.

Gli inizi. Miss Liguria, il varietà del sabato sera con Amanda Lear, Premiatissima accanto a Dorelli e poi casa Vianello. Ma soprattutto la musica. Energia, ritmo, voce, curve: per tutti, ovunque, è stata (e resta) l’icona sexy degli anni ‘80. Nacquero gomme americane, figurine e videogame intitolati a lei. Perfino una bambola a sua immagine. Occorre però riavvolgere il nastro e tornare a Madrid: il San Silvestro in tivù, la noche vieja del 31 dicembre 1987. Tra gli ospiti Donna Summer e Dionne Warwick. E Sabrina che furoreggiava cantando Boys. Secondo il magazine Uppers fu una notte che cambiò la Spagna e il costume: "Sabrina in 3 minuti e 32 secondi ha riscritto il canone dell’estetica femminile, costringendo l’intero Paese a confrontarsi con l’ipocrisia di una morale antiquata". E ancora: "Ha aperto il vaso di Pandora che contiene i sogni di uomini e donne".

Che cosa era accaduto?

"Un piccolo incidente. Avevo 19 anni, hotpants, top bianco attillatissimo e chiodo di pelle: ero incontenibile. Letteralmente. Tanto che ballando, per un paio di secondi, è saltata fuori una parte del seno. Mi sono aggiustata senza smettere di cantare, è stato tutto fulmineo. Non immaginavo le conseguenze".

La stampa spagnola scrisse: la sabrinite acuta è un modo memorabile per entrare nel nuovo anno e nel nuovo mondo.

"Lo show era registrato e la produzione mi aveva rassicurato: tutto a posto, non s’è visto niente. Invece ci giocarono trasmettendo la sequenza al rallentatore tre o quattro volte. I centralini della tv erano impazziti: reazione comprensibile".

Perché?

"La Spagna era ancora fresca di regime franchista. Sotto la dittatura la donna doveva occuparsi solo di figli, casa e chiesa. Era moglie, madre, sorella. Senza volerlo ho platealmente frantumato gli schemi".

È successo anche a Sanremo 1991: lei e Jo Squillo sul palco con Siamo donne.

"All’inizio ero contraria. Oltre le gambe c’è di più: cantare quella frase mi sembrava un autogol per le donne. Come se rivendicare un dato di fatto significasse ammettere una sconfitta sociale. È stata Jo a insistere: sei pazza, fai come ti dico. In fondo ha avuto ragione".

Dopo trent’anni le cose sono cambiate?

"Sono cambiate le donne. Sono consapevoli, non accettano un ruolo subalterno. Le femministe a Bilbao mi tirarono uova e pomodori, adesso la bellezza è un punto d’orgoglio. Tutte hanno capito che il corpo è una conquista a qualsiasi età".

E gli uomini?

"Salvo eccezioni sono quelli di allora. L’Italia machista ignora la meritocrazia e vive di stereotipi: se una ha successo è perché è zoccola e magari stupida. Gli uomini si arroccano sul pregiudizio perché stanno perdendo l’identità".

Lei ne ha due in casa: come si destreggia?

"Sono innamorata di mio marito da sempre. È una persona sensibile e ironica a cui mi sono spesso appoggiata. Capace di mediare tra me e mio figlio".

Battaglia quotidiana?

"Luca Maria ha 16 anni ed è un marcantonio alto uno e novanta. Fa il liceo classico, conosce la storia e la politica, è informatissimo. Io sono la madre che ogni mattina lo porta a scuola in macchina. La guerriglia comincia lì e finisce quando andiamo a dormire. Come tutti i ragazzi vede il mondo bianco o nero senza mezzetinte".

È scomodo avere una mamma così bella?

"Per lui è stato faticoso, avrebbe preferito che fossi stata medico o magistrato. Detesta i miei servizi fotografici. Quando aveva quattro anni mi ha detto: mamma, non sei una velina. Io credo nel dialogo ma esigo totale rispetto per me e il mio lavoro. Crescendo è diventato meno bacchettone, mi stima e mi vede come Wonder Woman".

Lo è?

"Ho avuto momenti durissimi. Mi sono trovata appena maggiorenne a fare spettacoli per il mondo: io, l’autista e tre bodyguard che mi allontanavano dalla vita. Ho passato notti a piangere in certe camere d’albergo".

Com’era da ragazza?

"In piazza facevo a botte con i bulli. Per il resto non ho avuto un’adolescenza: non potevo permettermela. Sono diventata adulta presto".

Che figlia è stata?

"Ho vissuto con i nonni a Sanremo. Ero l’unica a scuola a portare il cognome di mia madre, infermiera a Genova. Mio padre se n’è andato prima che nascessi. A 12 anni ho cercato il suo nome sull’elenco telefonico e l’ho chiamato: perché non hai voluto riconoscermi?".

Perché?

"Era un uomo noto e non se l’è sentita. Con il tempo sono diventata più indulgente. Però ho combattuto finché nel 2016 il test del Dna ha decretato la sua paternità. L’ho fatto me. Un atto di giustizia".

Il dolore fa crescere?

"Ho lottato per sentirmi libera. Ce l’ho fatta senza protezioni né padrini, fiera di non essermi svenduta. Presuntuosa? Ho la mia verità e la difendo con le unghie".

Quanto ha contato il suo corpo?

"Sono come un calciatore: ho investito sulla fisicità. Il primo passo per la bellezza è la salute che sorveglio attentamente. Poi certo mi piace lo specchio, ma non mi prendo sul serio. Non sono una vamp".

Lei e Samantha Fox, suo alter ego inglese, siete state un modello rivoluzionario.

"Dieci anni fa abbiamo inciso Call me. È un’amica coraggiosa. Ha fatto coming out raccomandando alle donne: non abbiate paura di rivelarvi, siate oneste con voi stesse. Una grande lezione".

È sul palco da 35 anni: c’è un segreto?

"Ho cercato di migliorare, sono un’insoddisfatta cronica. Ho fatto concerti davanti a 50mila persone allo Stadio Olimpico di Mosca e allo Stade de France a Parigi. Sono stata nella hit britannica con Sexy girl tra Michael Jackson e Madonna. La gente viene ai miei tour. Però so che il successo può sparire in un attimo".

Il Covid ce l’ha insegnato?

"Ho cancellato 400 date. Penso con rabbia e frustrazione a tecnici, fonici, attrezzisti che lavorano con me. Io sono una privilegiata, ma tante famiglie non ce la fanno. Lo spettacolo è stato tradito dalla politica".

Dove sarà fra vent’anni?

"Penso amaramente che vivrò lontana dal Paese più bello del mondo".

 

 

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