Seviziato e ucciso a 2 anni, ergastolo al papà

Il delitto a Milano nel 2019. Il reato di torture in ambito domestico contestato per la prima volta: il killer resterà 9 mesi in isolamento diurno

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di Mario Consani

Più che un omicidio, un massacro. Quel bimbo di appena due anni e mezzo non ha avuto una vita ma solo una via crucis, ha riassunto bene l’avvocato dell’assassino, cioè suo padre.

Ieri il 26enne di origini croate Alija Hrustic è stato condannato all’ergastolo (con nove mesi di isolamento diurno) non solo per i maltrattamenti precedenti e per l’omicidio volontario del figlioletto dopo una notte di botte e sevizie che non può essere raccontata. I giudici della Corte d’assise di Milano lo hanno ritenuto colpevole anche del reato di tortura, contestato per la prima volta in Italia in un ambito di violenza familiare.

Una saga degli orrori questo processo. "Io l’ho picchiato ma non forte, l’ho morsicato ma non forte", aveva tentato di difendersi l’uomo in aula buttando la colpa sulla madre del piccolo. "Mi sono preso la colpa per lei, che quella notte lo ha picchiato e gli ha dato un pugno sull’occhio e gli ha spento le sigarette sul corpo". E ancora: "Il mio cervello mi diceva di picchiarlo, ma a me non andava di fargli tanto male, così l’ho colpito sulle braccia, sulle spalle e sulle gambe, ma sulla faccia no".

Un contesto di povertà e di miseria sociale, l’uso di droga e problemi di tipo psichico hanno fatto il resto. Il delitto avvenne due anni fa in un appartamento popolare in zona San Siro. La Corte, che ha assolto l’imputato dai maltrattamenti nei confronti delle altre due figliolette, ha anche stabilito risarcimenti per circa 300mila euro, tra l’altro a favore della madre del bambino che si è costituita parte civile, presente in aula e assistita dall’avvocato Patrizio Nicolò. L’imputato, anche lui in aula, durante la lettura del dispositivo è rimasto impassibile. Il suo difensore, l’avvocato Giuseppe De Lalla, ha annunciato ricorso in appello. "Francamente non mi aspettavo la condanna per la tortura così come è stata ricostruita negli atti".

Stando all’indagine della Squadra mobile, a provocare la morte del piccolo, dopo che per tutta la notte e per i due giorni precedenti aveva subito le violenze del padre, tra cui bruciature di sigaretta e ustioni con una fiamma viva sui piedini, furono alcuni colpi sulla fronte. L’autopsia sul corpicino del bimbo rilevò i segni di ben 51 lesioni. Nella requisitoria, la pm Giovanna Cavalleri ha ripetuto che la lesione alla testa del bambino "è stata inferta dal padre come ultimo atto di una notte di sevizie" e l’imputato "non poteva non sapere che quell’azione lo avrebbe ucciso". E ha concluso che "le condotte nei confronti del piccolo" sono state "caratterizzate da gratuita crudeltà". Fra l’altro, da quell’ultimo trauma fatale alla fine della personalissima via crucis del bimbo, per l’équipe di medici legali trascorsero ore di terribile agonia.