Emergenza Seveso, il Parco Nord e la vasca di laminazione: «Noi abbiamo già dato»

Grande come 12 campi da calcio. Non va giù il progetto del Comune di Milano presentato il 19 novembre. Il presidente: "Siamo consapevoli del problema però ospitiamo un invaso e un depuratore. Anche il verde va tutelato" di Rosario Palazzolo

Giuseppe Manni, presidente del Parco Nord

Giuseppe Manni, presidente del Parco Nord

Bresso, 16 dicembre 2014 - Una vasca grande almeno quanto 12 campi di calcio e pronta a riempirsi con le acque del Seveso ogni qualvolta si verifichino condizioni meteorologiche eccezionali, come quelle che hanno funestato l’ultimo anno. Il progetto per la gigantesca vasca di laminazione all’interno del Parco Nord non va giù al consiglio di amministrazione del polmone verde nord milanese, che nei giorni scorsi si è espresso in modo fortemente negativo sul progetto presentato dal Comune di Milano in un incontro del 19 novembre scorso.

Si parla di un bacino di circa 150mila metri quadrati da realizzare tra i territori di Bresso e di Milano-Bruzzano, a pochi passi dal lago che il Parco Nord sta costruendo nelle aree adiacenti via Ornato. Quest’ultimo ospiterà acque limpide provenienti dalla falda, in un progetto di potenziamento delle vie d’acqua nel parco, mentre la vasca di laminazione voluta da Milano sarà una vera «valvola di scarico» nella quale convogliare le acque, non certo limpide e pulite, del Seveso, nei giorni di piena.

È una delle quattro vasche individuate nell’ambito del piano nazionale «Seveso acque pulite, acque sicure», come necessarie per cancellare per sempre il rischio che i quartieri a Nord di Milano sprofondino ad ogni temporale. In definitiva dovrebbe essere la vasca più grande, di una dimensione quasi tripla rispetto a quelle già progettate in Brianza e nell’hinterland milanese.

«Potremmo dire semplicemente che il Parco Nord ha già dato – sentenzia il presidente del Parco, Giuseppe Manni -. Nella stessa zona abbiamo il velodromo di Bresso, un impianto sportivo costruito per mimetizzare una vasca di laminazione di circa 40mila metri quadrati che raccoglie le acque fognarie in caso di sovraccarichi improvvisi. Abbiamo il depuratore che sorge tra Bresso e Milano, inoltre, si parla della costruzione di una nuova vasca accanto al depuratore stesso. Questo territorio sta già dando il suo contributo».

Il Parco ha bisogno di bacini di acqua per estendere il suo sviluppo floro-faunistico ispirato alla «biodiversità». Ma ha bisogno di acque pulite come quelle del lago di 21mila metri quadrati che sta nascendo tra via Ornato e via Aldo Moro e che sarà riempito con acque provenienti dal Ticino e dal Villoresi.

«Il parco è consapevole della gravità del problema – conclude Manni, aprendo se non una porta, quanto meno una finestra al confronto su un progetto condiviso -. In quest’ottica, come è nella sua storia, crediamo che il nostro compito sia quello di collaborare per trovare una soluzione che contemperi gli interessi delle comunità e dei cittadini con la conservazione degli ecosistemi naturali e la realizzazione di verde di qualità». rosario.palazzolo@ilgiorno.net