Martedì 23 Aprile 2024

Sette anni per scrivere la sentenza La solita giustizia a passo di lumaca

Processo a Impregilo concluso nel 2014, le motivazioni solo oggi. Ma la procura vuole andare avanti e fa ricorso

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di Anna Giorgi

Partirà lunedì da Milano il viaggio nelle Corti d’appello del ministro della Giustizia Marta Cartabia per ascoltare e conoscere le singole realtà degli uffici giudiziari. Uno dei segni tangibili della priorità del suo incarico: il tema caldo e urgente della riforma della giustizia, l’esigenza di assicurare al processo tempi più ragionevoli affinchè non si raggiungano livelli intollerabili, a partire dalla fase dell’istruttoria e nei gradi successivi al primo.

La Procura generale di Milano, guidata da Francesca Nanni, proprio ieri ha fatto ricorso in Cassazione contro la sentenza d’appello bis del 2014, con motivazioni depositate dopo 7 anni dal verdetto, che aveva confermato l’assoluzione di Impregilo, imputata per la legge sulla responsabilità amministrativa. L’ipotesi di reato era quella di aggiotaggio, risale a 18 anni fa, ed era stata contestata agli allora vertici Piergiorgio Romiti e Paolo Savona, per cui fu dichiarata la prescrizione nel 2010. Il ricorso arriva dopo il deposito delle motivazioni, avvenuto solo lo scorso aprile, da parte del giudice Piero Gamacchio, andato in aspettativa e poi in pensione anticipata per il noto caso di debiti non onorati con ristoranti e boutique del Quadrilatero.

Nel ricorso, firmato da Nanni, in sostanza viene chiarito che la sentenza dell’appello bis non si è adeguata ai principi espressi dalla Cassazione, che aveva annullato con rinvio ad un nuovo secondo grado l’assoluzione per la società di costruzioni. In pratica, nella sentenza della Suprema Corte si sottolineava che per escludere la configurabilità dell’illecito amministrativo, previsto dalla legge 231 del 2001, serviva dimostrare la "fraudolenta elusione" da parte degli indagati del modello organizzativo della società.

Nelle motivazioni d’appello, stando al ricorso del pg in Cassazione, invece, non è stato analizzato l’aspetto della "fraudolenza" come chiedeva la Suprema Corte nel suo verdetto. Nell’ottobre 2010 il Tribunale aveva dichiarato "estinto il reato per intervenuta prescrizione" per gli allora vertici di Impregilo, Piergiorgio Romiti e Paolo Savona (ora presidente Consob), accusati di aggiotaggio in relazione a tre comunicati diffusi al mercato tra il 30 dicembre 2002 e il 25 febbraio 2003. Nel frattempo, nel 2009 il gup Enrico Manzi e poi la Corte d’Appello milanese nel 2012 avevano assolto Impregilo.

Nel 2013, però, la Cassazione aveva ordinato un processo di secondo grado bis che si è celebrato nel 2014 e che si è chiuso con la conferma dell’assoluzione. Le motivazioni erano state depositate solo a fine aprile scorso da Gamacchio, il giudice, che poco prima aveva annunciato la scelta di andare in aspettativa, dopo essere stato destinatario di un decreto ingiuntivo di pagamento dei tanti debiti.