Covid e calcio, serie A in bilico. Draghi: "Si valuti stop o porte chiuse"

Emergenza contagi, il premier telefona al presidente della Federcalcio Gabriele Gravina. E torna lo spettro degli stadi chiusi

Mario Draghi e Gabriele Gravina

Mario Draghi e Gabriele Gravina

Roma, 7 gennaio 2022 - Valutare o lo stop o le porte chiuse. Sarebbe questo l'invito rivolto dal premier Mario Draghi al presidente della Federcalcio Gabriele Gravina. La nuova ondata di Covid (qui il bollettino di oggi) non risparmia nessun settore e un momento come questo, in cui continua a crescere la pressione sugli ospedali, richiede a tutti responsabilità. Su queste basi, quindi, il presidente del Consiglio, preoccupato anche per la situazione pallone, avrebbe chiesto al al numero uno della Figc di fare una riflessione sul proseguo del campionato in questa fase non semplice. Nel colloquio, secondo quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi, nessun 'aut aut', ma anzi il Draghi avrebbe sollecitato una valutazione, nell'autonomia della federazione, sull'opportunità di sospendere del tutto il campionato oppure svolgere le partite a porte chiuse, come misure per limitare la diffusione dei nuovi contagi da Coronavirus.

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Gravina, da parte sua, avrebbe spiegato al premier quanto sta avvenendo, confermando la momentanea sospensione e rinvio di gare di Serie B e C, inclusi quelli dilettantistici e giovanili (che dovrebbero ripartire il 30 gennaio). La Serie A, invece, anche al termine dell'assemblea odierna della Lega, ha ribadito l'intenzione di andare avanti, per le difficoltà legate al calendario e in virtù del nuovo protocollo approvatoSecondo le ultime disposizioni, infatti, una gara non verrà rinviata a meno che un club (o entrambi) abbia meno di 13 giocatori (di cui un portiere) fra quelli iscritti nelle rose della Prima Squadra e della formazione Primavera, nati entro il 31 dicembre 2003, risultati negativi ai test effettuati entro la mezzanotte del giorno precedente il giorno di gara.

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Quello di un'autoriduzione del pubblico - la capienza degli stadi è già stata ridotta dal 75 al 50% -, inoltre, è uno degli argomenti su cui si ragiona, ma al momento l'ipotesi non incontra i consensi della stessa Lega. C'è però la consapevolezza che se la situazione epidemiologica non migliorasse e la pandemia continuasse ad avanzare, dietro l'angolo ci sarebbero altri scenari, come ad esempio il ritorno alle porte chiuse.