Eitan Biran rapito, indagato il nonno. "Ha violato anche le leggi svizzere"

Pavia, rischia l’arresto e i suoi legali: "Ha agito di impulso". Nel mirino dei pm spostamenti e appoggi

Aya Biran-Nirko, la zia paterna di Eitan parla coi giornalisti (Ansa)

Aya Biran-Nirko, la zia paterna di Eitan parla coi giornalisti (Ansa)

Il nonno è indagato, ancora senza una richiesta d’arresto. Dalla Procura di Pavia viene per il momento tenuto un ‘profilo basso’, in apparenza anche troppo per un caso internazionale che sta suscitando clamore per le sorti del piccolo Eitan Biran. Inevitabilmente il fatto che il bambino di 6 anni ‘rapito’ dal nonno sia l’unico sopravvissuto alla tragedia della funivia del Mottarone, rende il caso ben diverso da qualsiasi altro contenzioso internazionale sull’affidamento. E i due fronti apparentemente paralleli, la questione civilistica sul minore conteso e la contestazione penale sulla grave ipotesi di reato, in realtà finiscono per convergere in un’unica silenziosa strada diplomatica, che starebbe cercando di risolvere la questione senza scontri legali dagli esiti incerti e con un unico sconfitto certo, almeno per i tempi, ovvero la piccola vittima già sopravvissuta a una tragedia e ora trascinata in questa ulteriore caduta dall’Italia a Israele.

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Sul fronte dell’inchiesta penale, dalla Procura di Pavia ieri è solo stato confermato che Shmuel Peleg, il nonno materno del piccolo Eitan, è indagato per l’ipotesi di reato di sequestro di persona, aggravato dalla minore età della vittima, nel fascicolo affidato ieri mattina al sostituto procuratore Valentina De Stefano. La squadra Mobile della Questura di Pavia sta proseguendo gli accertamenti sull’accaduto, ascoltando tutte le persone che sono a conoscenza dei fatti. Né dalla Procura né dalla Questura sono state ieri rilasciate dichiarazioni, come già domenica.

A parlare sono solo gli avvocati, sia della famiglia Biran che dello stesso Peleg. "Le azioni di prepotenza sono sempre sbagliate – le parole dei legali di Peleg, Sara Carsaniga, Paolo Sevesi e Paolo Polizzi – però mettiamoci nei panni di un signore che in terra straniera perde cinque famigliari tragicamente, al quale i medici non parlano e gli avvocati dicono che il procedimento civile di tutela è stato fatto in modo sommario. Ha agito di impulso. Ci impegneremo perché vengano riconosciuti i diritti della famiglia materna, dopodiché confidiamo che Shmuel ritorni ad avere fiducia nelle istituzioni italiane". Il contenzioso sull’affidamento si intreccia dunque inevitabilmente alle accuse mosse al cittadino israeliano per quello che dal punto di vista penale non può non essere considerato un sequestro di persona, non "solo" una sottrazione di minore. Il blitz di sabato, approfittando di una ‘visita’ autorizzata dal Tribunale, ha violato più disposizioni di giudici italiani, dal divieto di espatrio per Eitan, alla tutela affidata alla zia paterna Aya Biran.

Da stabilire ancora eventuali complicità. Al momento Shmuel Peleg è l’unico iscritto nel registro degli indagati, anche se pare abbastanza evidente che non possa aver fatto tutto da solo. Lo zio paterno ha accusato di complicità anche la nonna materna Etty, moglie di Peleg, che però avrebbe lasciato l’Italia già il giorno prima e che comunque al momento non risulta indagata. Oltre ad eventuali complicità, c’è anche un ulteriore risvolto internazionale che deve essere chiarito dalle indagini, che potrebbero coinvolgere anche la Svizzera. Varcando il confine dall’Italia e imbarcando su un volo privato dall’aeroporto di Lugano un minore, con doppia cittadinanza italiana e israeliana, ma senza nessuna autorizzazione a trovarsi su suolo svizzero, risulterebbe che siano state infrante anche leggi elvetiche. Un’ulteriore complicazione all’intrigo internazionale per il quale, più che azioni legali di contrapposizione, si starebbe cercando una soluzione diplomatica, per il bene di Eitan, pur con lo scontro tra le famiglie Peleg e Biran.

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