Senza sorriso siamo volti inespressivi

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Giorgio

Triani

Una risata vi seppellirà è lo slogan più famoso del movimento del ’68. Ma oggi il più inattuale. Covid 19 ha infatti messo in quarantena il sorriso. L’ha costretto a nascondersi dietro una mascherina. Il dispositivo sanitario, che ci tutela dal contagio ma ci priva di uno strumento espressivo fondamentale.

"Mettiti una maschera e perdi la forma più sottile di comunicazione" scrive Ann Roe su The Economist (23 gennaio) raccontando come la pandemia abbia letteralmente cancellato il sorriso dai nostri volti. Una perdita questa che nulla concede alle ragioni sciagurate dei no-mask, ma che evidenzia la tragica sottovalutazione dei danni relazionali causati da una umanità in maschera.

Già il termine distanziamento sociale, anziché fisico, ci ha indotti a considerare le sole dimensioni sanitaria ed economica. Ma ora spunta addirittura l’idea che due mascherine siano meglio di una. Per Joseph G. Allen dell’Università di Harvard, sul Washington Post, indossare una doppia maschera (chirurgica e di stoffa), ridurrebbe le possibilità di contagio sino al 95% .

La prova, appunto, che non ci rendiamo conto che la maschera ci ha resi inespressivi, non potendo più risolvere imbarazzi, scortesie o sorprese con un semplice sorriso. Senza parole.

Certo c’è poco da ridere con il Covid. Anche perché eravamo già depressi prima. Al 30° posto nella classifica della felicità mondiale (Rapporto Gallup 2020).

Tuttavia si fatica a immaginare di ritornare il Paese della Dolce Vita che siamo stati. O che la mascherina uscirà presto dalle nostre vite. Perché stiamo registrando la quasi scomparsa di raffreddore e influenza stagionale. Indossarla, soprattutto quando non si sta bene, come usa in Giappone, diventerà un’abitudine. Che non dovrà però precluderci il piacere di incontrare persone nascoste non da una maschera ma dietro un (bel) sorriso. Di questi tempi il solo gesto che ci libera dalla paura del virus.