Martedì 16 Aprile 2024

Senza idee e popolo sarà un flop

Pierfrancesco

De Robertis

Il Pd convoca una decisiva assemblea "da remoto" per il timore di non riuscire a portare in presenza a Roma i mille delegati, mentre nel Lazio e in Lombardia, le due regioni più importanti del Paese, si attrezza a correre per conquistare la palma del miglior perdente, ed è tutt’altro sicuro che ci riesca. Anzi. Questo è lo stato del secondo partito italiano, rapidamente calato a terzo nell’ultimo mese e mezzo, mentre i giochi congressuali entrano nel vivo e scendono in campo i big.

Stefano Bonaccini da una parte, che domani dovrebbe sciogliere la riserva, ed Elly Schlein, che anche ieri su Repubblica ha confermato quanto anticipato da QN. Intorno a loro si muove un mondo oscuro di manovre correntizie e di schemi tutti politicisti, e in cui il dibattito è più sulle regole interne che sui temi da proporre. I giochi tra correnti ci sono sempre stati, ma una volta erano parte di un confronto di idee e di interessi contrapposti, e non, come nel Pd di adesso, l’unico argomento di cui discutere. D’altra parte mancando la politica – intesa come capacità di individuare i problemi, identificare persone e interessi da rappresentare e di elaborare soluzioni – è fatale che si finisca sballottati di qua e di là, apparendo a giorni alterni il junior partner di Conte, del Terzo Polo o della Cgil. Il Pd è un partito con più valori che idee, e senza idee e popolo il destino è segnato. Il governismo non basta.

Non sarà però un percorso facile, e non è detto che il partito che uscirà dal congresso sarà lo stesso che conosciamo adesso. Anzi, pare proprio che la vera posta in palio stavolta sia diversa dal solito, come se chi vince metta i perdenti nella condizioni di sbattere la porta. Se prevarrà la Schlein che alla sua prima uscita da esponente Pd si è presentata al pubblico dem di piazza del Popolo con il celebre "sono una donna e amo una donna" è evidente che l’ala moderata avrà più di una tentazione di veleggiare verso il Terzo Polo, se vincerà il riformista Bonaccini i mélenchoniani si sentiranno attratti da Conte e dai grillini di ritorno. Ma al di là di ciò che faranno gli apparatik, i voti dell’una o dell’altra fazione potrebbero finire per prendere strade diverse. Per chi vincerà, in ogni caso una brutta gatta da pelare. Comunque vada sarà un insuccesso.