Mercoledì 24 Aprile 2024

Senza gas russo l’inverno è a rischio. Cingolani pronto a usare il carbone

Gazprom ha dimezzato i flussi. Domani il Comitato per la sicurezza potrebbe alzare il livello di allarme

Roma, 20 giugno La buona notizia è che, con l’Eni, siamo entrati nel più grande progetto di gas liquefatto del mondo. La cattiva è che il colosso entrerà in produzione entro il 2025 mentre, nell’immediato, dovremo ancora fare i conti con Gazprom che continua a erogare gas col rallentatore. Il risultato è che rischiamo di non avere scorte sufficienti nei nostri magazzini per il prossimo inverno. Domani è previsto un vertice col ministro Roberto Cingolani per decidere se alzare il livello di allarme con tutte le conseguenze previste, dallo stop alle forniture per i contratti interrompibili fino alla piena utilizzazione delle centrali a carbone.

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Roberto Cingolani
Roberto Cingolani

Il vertice con Cingolani

I riflettori sono puntati sulla riunione di domani al Comitato di sicurezza del ministero della Transizione ecologica. Bisognerà decidere se aumentare di un grado, da preallarme ad allarme, il livello di attenzione sull’emergenza. Gazprom, infatti, continua a erogare la metà del gas promesso e i depositi di stoccaggio del gas naturale sono fermi al 54%. Di questo passo sarà difficile arrivare all’obiettivo di averli pieni almeno all’80% entro ottobre. Il passaggio al secondo grado di allarme consentirebbe al governo di utilizzare di più le centrali a carbone e razionare le forniture per i contratti interrompibili. Sullo scenario anche la possibilità di riduzioni di orario e taglio dei consumi. Alla riunione parteciperanno tecnici del Mite, Arera e le imprese di trasporto e stoccaggio tra cui Snam e Terna. Il giorno dopo dovrebbe esserci un’altra riunione con le società che fornitrici, tra cui Eni ed Enel. Poi toccherà a Draghi riunire i ministri interessati.

Il piano per l'inverno

Per mettere in sicurezza l’inverno si sta ragionando su una serie di possibili interventi che vanno dall’introduzione di nuovi incentivi alla moral suasion sulle grandi aziende fornitrici. Non è escluso un ulteriore contributo del gestore della rete Snam, che ad aprile aveva immesso negli stoccaggi 700 milioni di metri cubi. Cresce anche il pressing per un tetto al prezzo del gas a livello europeo.

Il maxi-accordo con il Qatar

Dopo gli accordi con l’Algeria e il Mozambico, l’Eni punta sul Qatar ed entra, con una quota del 25%, nella più grande joint venture al mondo nel settore del gas naturale liquefatto, il progetto North field East. Un investimento che sfiora i 30 miliardi, ha una durata di 17 anni e comincerà a produrre entro il 2025. Il progetto consentirà di aumentare la capacità di esportazione di gnl del Qatar dagli attuali 77 milioni a 110 milioni di tonnellate l’anno. L’accordo è anche il frutto della tela diplomatica tessuta negli ultimi mesi dal premier Mario Draghi e dal ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

Le contromisure della Germania

Il governo tedesco è già pronto, intanto, con le prime contromisure. In cima alla lista un maggior utilizzo delle centrali a carbone. Ma il pacchetto annunciato ieri prevede anche un sistema di aste per la vendita di gas agli industriali che, secondo Berlino, consentirà di abbassare i consumi nel potente settore manifatturiero tedesco. Dovrebbero essere riservati anche nuovi crediti dalla banca pubblica KfW per garantire il riempimento dei giacimenti di gas del Paese, attualmente al 56%. Assieme all’Italia, la Germania è il paese europeo più dipendente dagli idrocarburi di Mosca.