Giovedì 25 Aprile 2024

Senza alloggi non c’è diritto allo studio

Davide

Nitrosi

I primi sono stati gli studenti di Dublino: hanno piantato le tende nel campus per protestare contro la carenza di alloggi. Poi gli studenti fuori sede dell’Università di Bologna: accampati per la notte in stazione. Costi troppo alti. A Parigi gli universitari in fila per mangiare nelle mense pubbliche, assieme ai senza tetto. Infine la protesta a Milano, la tenda davanti al Politecnico perché pagare un affitto è impossibile. Oggi in media un terzo delle risorse di uno studente universitario europeo se ne va per pagare un alloggio. Vita di studi e stenti. Il fatto che sia una piaga europea non esime l’Italia dal dovere morale di cambiare rotta, perché la generazione dei ventenni è fin troppo paziente. Precaria negli studi, precaria nel futuro, precaria nel lavoro. Troppo. Il destino di una generazione non può essere affidato al libero mercato. Non è possibile che persino l’alloggio sia un ostacolo al diritto allo studio e quindi all’ascensore sociale.

Non servono chiacchiere, ma scelte. Su circa 200 miliardi di fondi del Pnrr, l’Italia ha stanziato 960 milioni per realizzare posti letto per universitari: sono 50mila, devono diventare 100mila entro il 2026. Ma nel 2022 sono stati assegnati solo 150 milioni per 4.500 posti. Un’inezia. L’Europa aveva annunciato che i suoi fondi avrebbero migliorato la vita dei giovani, la generazione svantaggiata dalla crisi del Covid. Se questi sono gli sforzi dell’Italia, buonanotte. Se davvero si vuole investire sui giovani, altro che 960 milioni. É urgente una politica di aiuti straordinari allo studio con molte più risorse. Oggi solo il 14% degli studenti universitari italiani percepisce una borsa di studio, contro il 32% dei francesi. Servono subito studentati, alloggi, certo, ma anche borse di studio e sostegni che permettano ai giovani di studiare e costruirsi un’autonomia. Se ci si ferma allo sconcerto per le tende davanti alle università non si risolve nulla.