Martedì 23 Aprile 2024

Sentenza storica Movida, notti insonni e disagi I Comuni devono pagare i danni

La Cassazione mette la parola fine a una causa avviata da una famiglia a Brescia nel 2012. L’allarme degli amministratori locali: "Il costo per i municipi potrebbe essere enorme".

di Federica Pacella

E ora vediamo chi si diverte di più. Il sindaco non garantisce "il rispetto delle norme di quiete pubblica" e dimentica di difendere "la salute dei cittadini" dalla malamovida? I danni li paga lui. Tipo: insonnia da urlacci alle finestre e stress da birreria sotto casa. La Corte di Cassazione s’è espressa su una causa partita da Brescia chiudendo una battaglia legale (e familiare: ci torneremo) lunga oltre dieci anni. È una sentenza (la numero 14209) che fa anch’essa rumore e soprattutto può fare giurisprudenza in tutti i quartieri della notte sregolata, dal Nord al Sud del Paese. Per i supremi giudici "la tutela del privato che lamenti una lesione del diritto alla salute è incomprimibile nel suo nucleo essenziale" sulla base dell’articolo 32 della Costituzione. Il cittadino deve poter dormire sonni tranquilli e il sindaco inerte, distratto o negligente può essere condannato "sia al risarcimento del danno" sia obbligato a "riportare le immissioni al di sotto della soglia di tollerabilità". Certo, per mettere la sordina ai decibel bisognerà rivolgersi a un tribunale. Ma la Cassazione ha aperto la strada e stabilito da quale parte stare. Residenti uno, movida zero.

Un passo indietro. I giudici hanno accolto il ricorso presentato da Gianfranco Paroli e moglie per gli schiamazzi nel centro di Brescia, quartiere del Carmine. La vicenda è annosa e intreccia affetti (più o meno) e politica. La battaglia inizia nel 2012 quando sindaco è Adriano Paroli, oggi senatore di FI ma soprattutto fratello minore del Paroli Gianfranco. Il maggiore ha sempre sostenuto che la richiesta di pace notturna non fosse una "questione di famiglia". Oggi ribadisce: "È una lotta per la tutela dei diritti fondamentali alla salute, alla tranquillità della vita familiare e alla proprietà privata. Purtroppo, lo dico con amarezza, siamo stati costretti a portarla avanti da soli nelle aule di giustizia, sopportando oneri significativi e pesanti attese". Accanto al Paroli furioso, al lancio della sfida, c’era pure Roberto Margaroli, fratello dell’ex assessore al Commercio Maurizio Margaroli: per qualche tempo si profilò persino l’ipotesi di una “lista dei fratelli“ alle elezioni locali (poi vinte nel 2013 dal dem Emilio Del Bono). Ma il progetto antimovida naufragò rapidamente.

In questi anni è invece andata avanti la campagna giudiziaria. Con esiti alterni. In primo grado la coppia Paroli e consorte aveva avuto ragione: il Tribunale ordinò al Comune di predisporre un servizio di vigilanza con agenti per disperdere la folla entro mezz’ora dalla chiusura dei locali. La Corte d’Appello aveva poi rovesciato il verdetto, sostenendo che sulla Loggia non ricadevano obblighi d’intervento, in assenza di norme ad hoc. Ora, la terza sezione civile della Cassazione ha accolto il ricorso stabilendo che l’amministrazione "è tenuta a osservare le regole tecniche o i canoni di diligenza e prudenza nella gestione dei propri beni e, quindi, il principio del neminem ladere". Può quindi essere condannata sia a risarcire il danno sia ad agire per riportare le immissioni di rumori sotto la soglia di tollerabilità. La parola torna ora alla Corte d’Appello di Brescia che dovrà recepire la sentenza di Cassazione.

"Servirebbe un intervento legislativo che abbini i poteri alle responsabilità, per poi far rispettare le regole", ragiona il sindaco di Ravenna e presidente dell’Unione delle Province, Michele De Pascale: "Il danno economico per i Comuni potrebbe essere enorme". Le premesse ci sono. I comitati anti movida selvaggia hanno già telefonato agli avvocati. A Roma, da Trastevere a Monti, sono "pronti alle class action". A Bologna vivono "sotto assedio" gli abitanti di piazza Verdi, i residenti di via Petroni e dintorni subiscono "la nuova moda delle casse con musica a tutto volume", piazza San Francesco "è invivibile fino alle 4 del mattino". I comitati di Milano hanno già vinto una battaglia contro i bar in zona Garibaldi e sono pronti alle barricate dai Navigli a Porta Nuova. Altrove, da Brescia a Firenze, i sindaci chiamano i rinforzi. Tra gli ultimi lasciti della giunta Del Bono c’è il progetto per il Carmine "Keep calma and enjoy Brescia": 15 “street tutor“ – i guardiani della movida – schierati sulle strade del divertimento notturno. A Firenze sono appena tornati in servizio 24 steward tra Santo Spirito, Santa Croce, Sant’Ambrogio e piazza della Repubblica.