Selfie accanto alla salma, ressa al cimitero L’amore morboso dell’Argentina per Diego

Tre dipendenti delle pompe funebri si sono scattati delle foto di fianco al corpo del campione. Licenziati dopo averle diffuse sul web

di Riccardo Jannello

Il corpo di Diego Armando Maradona, appena ricomposto dopo l’autopsia, è stato lo sfondo di un selfie poco prima che la bara venisse chiusa: l’hanno postato sui social – in due diverse inquadrature – tre dipendenti delle pompe funebri Pinier. Gli scatti sono avvenuti nella casa di Tigre, prima che la salma venisse trasportata alla Casa Rosada per la turbolenta camera ardente, dove la polizia è stata costretta a sparare lacrimogeni e proiettili di gomma per mantenere l’ordine e dissipare l’assembramento di tifosi e curiosi.

La famiglia voleva seppellire prima possibile il proprio caro accanto al padre don Diego e alla madre dona Tota, cosa che è avvenuta quando ormai la notte cadeva sul cimitero del Jardin de Bella Vista a San Miguel, raggiunto con un corteo di 40 chilometri e il carro funebre circondato da motociclisti che sventolavano bandiere. La reazione della famiglia alla foto è stata di rabbia e dolore. Temevano che qualcuno osasse violare la loro privacy e così è stato. Ancora più dura l’invettiva dell’avvocato del Pibe de Oro, Matias Morla, in questi giorni decisamente scatenato, dopo avere invocato "un’indagine fino all’ultimo", per chiarire se ci siano responsabilità dei sanitari nella morte del campione. "Chi ha fatto lo scherzo è un mascalzone e un codardo – ha twittato Morla –. Per la memoria del mio amico non mi riposerò finché non avrà pagato per una tale aberrazione". Uno dei tre che hanno violato la sacralità del corpo è stato identificato in Diego Molina. Gli altri due non hanno ancora un nome. Potrebbero essere amici "infiltrati" di Molina e non colleghi. Ma i loro sorrisi davanti alla salma dovrebbero essere presto svelati. Nel frattempo l’agenzia di pompe funebri li ha licenziati.

Si era anche diffusa la notizia che il giocatore avesse lasciato un biglietto con la richiesta di essere imbalsamato, cosa che non è avvenuta. Di certo la bara non era ancora finita nella fossa del Jardin de Bella Vista, che sono già cominciati i litigi attorno al presunto testamento che avrebbe tagliato fuori dai beneficiari Claudia e le sue figlie Dalma e Gianina, le maggiori di Diego, che non si erano più viste a fianco del padre, ma che ora ne stanno parlando come "un uomo speciale", dimenticando ciò che avevano detto solo qualche mese fa. Vedremo anche come saranno "ricompensati" i tanti personaggi di vario genere che hanno unito la loro vita a quella di Diego, sfruttandone carisma e ricchezze.

Ma è quella salma vilipesa che fa soffrire gli appassionati dell’eroe (calcistico) dei due mondi, capace di fare sembrare una sola città Buenos Aires e Napoli, la Boca e Piedigrotta. Il corpo di Diego Armando Maradona è "un luogo perfetto. Il deposito del tesoro – quel cofanetto di ossa, muscoli e tendini che racchiude innumerevoli malizie calcistiche – è in se stesso una meraviglia". Le parole sono di un calciatore che assieme al Pibe de Oro ha vinto il campionato mondiale del 1986, Jorge Valdano, ora giornalista e scrittore, che quel giorno correva parallelo a Diego verso la porta di Shilton quando si meravigliò di quella mano che si muoveva verso l’alto e segnava il gol più scorretto ma più metaforico della storia del calcio: la "mano de Dios" puniva a nome di tutta l’Argentina l’Inghilterra per la guerra delle Falkland. Chissà cosa ha pensato ieri l’ex compagno quando ha visto quel corpo, "nato con le mani posteriori" come scriveva Gianni Brera, dilaniato, sempre metaforicamente, da selfie irrispettosi che hanno scandalizzato anche Napoli, dove la gente ieri ha continuato a piangere il suo salvatore: "Chissà lassù lui, Massimo e Pino (Troisi e Daniele, ndr) che cosa staranno facendo. Noi quaggiù non possiamo che prendere un pallone e sgonfiarlo: il calcio senza Diego non esiste più".