Organizzare un rave party diventa reato: sei anni di carcere e maximulte

Piantedosi e la stretta sui raduni abusivi: "Effetto deterrente". Modena, capannone lasciato senza incidenti

Il rave party di Modena si scioglie senza incidenti né scontri. I circa 2mila partecipanti alla festa Witchtek 2K22 lasciano il capannone intorno alle 10.30, in largo anticipo sulla notte di Halloween, convinti dalla calibrata mediazione condotta dalle forze dell’ordine con i rappresentanti dei ravers. Nessuna irruzione. "Non abbiate paura, state tranquilli, non siamo qui per voi e non entreremo. Ma dobbiamo dirvi che siete in pericolo perché l’edificio è pericolante e sotto sequestro, quindi dovete andarvene", sono le parole che vincono su rabbia e paura.

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Passano poche ore e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, dopo essersi congratulato con prefetto di Modena e vertici di Polizia per la sollecita risoluzione del caso, presenta il decreto che prova ad affrontare organicamente (ma a tutta velocità) il tema tornato alla ribalta. L’art. 434-bis del codice penale, formulato con il contributo del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, e del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, istituisce una nuova fattispecie di reato: "Invasione di terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica o la salute pubblica". Chiunque organizza o promuove l’"invasione" – se commessa da più di 50 persone – "è punito con la reclusione da tre a sei anni e con la multa da 1.000 a 10.000 euro".

I ragazzi lasciano il rave party a Modena (Ansa)
I ragazzi lasciano il rave party a Modena (Ansa)

La pena della reclusione fino a sei anni, che a una prima lettura appare particolarmente severa, risponde alla necessità di consentire intercettazioni preventive (perplesso il ministro degli Esteri Antonio Tajani) a carico dei sospetti organizzatori dei rave, solitamente indetti da passaparola in chat e social “coperti“. Il solo fatto di partecipare all’"invasione" comporta la diminuzione della pena mentre, in seguito alla nuova legge, è sempre ordinata la confisca "delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato (...) nonché di quelle utilizzate per realizzare le finalità dell’occupazione". Tradotto: in caso di violazione della legge, la confisca di camion, furgoni e costosi sound system diventa certa.

Il testo apporta anche una modifica al Codice antimafia disponendo misure di prevenzione personali per chi si macchia del nuovo reato al fine di consentire la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per gli indiziati dell’"invasione per raduni pericolosi", innovazione (ed equivalenza) che per ovvie ragioni non mancherà di suscitare polemiche. Secondo Piantedosi, il decreto rispetta i requisiti di necessità ed urgenza "per il fatto, drammaticamente confermato" dall’evento di Modena, "che probabilmente l’assenza di una normativa efficace nel nostro Paese ci rendeva vulnerabili" a "eventi non solo pericolosi per le persone che partecipano", ma anche "molto dispendiosi per le forze dell’ordine". L’auspicio dell’ex prefetto di Roma ora promosso al Viminale è che la previsione di "sanzioni significative" possa costituire adeguata "deterrenza".

A margine del decreto Rave, Piantedosi replica in velocità alla contestazione del leader dei 5 Stelle, Giuseppe Conte, sul mancato intervento al raduno fascista di Predappio (il paese natale di Mussolini) nel centenario della Marcia su Roma. Il ministro considera le due manifestazioni "completamente diverse" con questa motivazione: "Predappio si svolge da tanti anni", mentre sul rave di Modena gravava "la denuncia del proprietario" dell’immobile.