Giovedì 18 Aprile 2024

Segreti violati e logge massoniche Nuova bufera sulle toghe del Csm

I dossier con accuse a politici e magistrati furono consegnati a Davigo. Ermini: ci vogliono delegittimare

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di Erika Pontini

È un’inchiesta sull’inchiesta quella che, dopo il Palamara-gate, rischia di deflagrare in seno alla magistratura, attraversando ancora il Csm e rischiando di trasformarsi in uno showdown tra procure, correnti della magistratura e toghe invise. Se la faccenda dei verbali-choc dell’avvocato ’pentito’ Piero Amara, (indagato per i depistaggi dell’inchiesta Eni e per episodi di corruzione di giudici), che prima davanti ai pm di Milano guidati da Francesco Greco, poi di fronte a quelli di Perugia, con Raffaele Cantone, ha tratteggiato l’esistenza di una Loggia della massoneria denominata ’Ungheria’ spargendo accuse – o veleni – su magistrati, politici, imprenditori e alte sfere delle forze dell’ordine, è spinosissima, lo è ancora di più la rivelazione delle carte segretate.

Consegnate dal pm milanese Paolo Storari all’allora consigliere del Csm, Piercamillo Davigo, nell’aprile del 2020 (in piena bufera-Palamara) e poi fatte recapitare da un ’corvo’ nelle redazioni dei giornali con lettere anonime. Ma prima ’passate’ per il computer di un’impiegata del Csm, indagata, perquisita e sospesa. Segretaria proprio di Davigo.

Chi è il ’corvo’ e perché decise di premere sull’acceleratore dell’indagine in corso – per insabbiare o stimolare – spetterà scoprirlo all’Ufficio giudiziario di Roma, a cui Greco e Cantone hanno comunicato di aver trasmesso l’inchiesta per rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio. Il vicepresidente del Csm, David Ermini, dopo aver sentito il Quirinale, ha rotto il silenzio sulla bufera in corso e messo nero su bianco che "il Csm è del tutto estraneo a manovre opache e destabilizzanti", semmai è "l’obiettivo di un’opera di delegittimazione e condizionamento tesa ad alimentare, in un momento particolarmente grave per il Paese, la sfiducia dei cittadini verso la magistratura".

Dal canto suo, però, il procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi, ha annunciato iniziative disciplinari per "violazione del segreto". Salvi ha spiegato che Davigo lo informò, nella primavera 2020, di "contrasti" in seno alla procura di Milano su un fascicolo "molto delicato" che sarebbe rimasto fermo ma senza sapere del possesso di atti, da parte del consigliere. Salvi contattò quindi lo stesso Greco che, "il 16 giugno, mi informò per grandi linee della situazione e delle iniziative assunte. Si convenne sull’opportunità di coordinamento con le Procure di Roma e Perugia, che fu avviato immediatamente e risultò proficuo".

Se quindi Roma indaga sulla talpa, Brescia (competente sulle toghe milanesi) ha annunciato di aver aperto un’inchiesta, a Firenze (tribunale dei magistrati umbri, anche a riposo) è arrivato uno stralcio, Milano continua a verificare il contenuto dei cinque verbali – tuttora segretati – di Amara, l’ufficio di Cantone ha ereditato uno degli aspetti più spinosi, ovvero l’esistenza dell’associazione segreta delineata dall’avvocato dei misteri. Il fascicolo numero 84 è stato iscritto a Perugia nel 2021 ed è contro noti, ovvero ci sono indagati. Come emerge anche dal verbale del legale, in gran parte omissato, depositato nelle settimane scorse all’udienza preliminare in corso contro Palamara. Verbale – è riportato proprio nella memoria – "svolto per altre vicende" e, nel corso del quale, Amara aveva inteso "spontaneamente delineare due canali di informazioni, rispetto alle indagini che lo vedevano indagato, entrambi ’creati’ proprio per il tramite dell’imprenditore Fabrizio Centofanti".

Il coordinamento tra Milano e Perugia che ha portato all’inchiesta sull’associazione segreta, una nuova P2, non è dettata dal caso-Palamara (questione praticamente estranea), ma dalla competenza sulle toghe romane, indagate o parti offese. E non si tratterebbe di un singolo nominativo, che pur è presente nei verbali segretati. In quelle carte si fanno nomi che scottano, anche di personaggi già noti in seno alla Massoneria. Ma più che di una ’Loggia Amara’ sembra delineare un sistema di potere in grado, anche stavolta, di interferire sulle nomine dei capi degli uffici giudiziari. Se di millanterie, calunnie e verità si tratti spetterà ora ai pm perugini scoprirlo.