Segreti in confessionale, scontro Stato-Chiesa

Il governo: i preti se vengono a conoscenza di abusi devono denunciare, la legge della Repubblica è superiore a tutto. Ma i vescovi non ci stanno

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di Giovanni Serafini

Un sacerdote che venga a conoscenza di un crimine durante la confessione, deve rispettare il segreto? Il dibattito è rovente in Francia, come sempre quando le esigenze della legge laica entrano in conflitto con i principi imposti dalla religione. Da una parte il presidente Macron, i ministri degli Interni e della Giustizia Darmanin e Dupond-Moretti, oltre a numerosi docenti di diritto. Dall’altra il presidente della Conferenza episcopale Eric de Moulins-Beaufort, arcivescovo di Reims, e una larghissima parte del clero e del mondo cattolico francese.

La polemica è esplosa tre giorni fa, quando Jean-Marc Sauvé, presidente della Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa (Ciase), ha reso pubbliche le conclusioni di un’inchiesta durata oltre due anni: dal 1950 al 2020 sono ben 216 mila i casi di violenze e aggressioni sessuali compiute da sacerdoti e religiosi; una cifra che sale a 330 mila tenendo conto delle violenze perpetrate da laici che operano nelle istituzioni cattoliche. Una realtà agghiacciante che ha spinto Papa Francesco a parlare di "momento della vergogna". E proprio qui è il punto. Possibile che nessun sacerdote, in particolare durante il sacramento della confessione, sia venuto a conoscenza di gravi episodi di violenza? E se è stato informato, perché ha taciuto?

La regola del "segreto professionale" vale anche quando il silenzio protegge un criminale? Per gli inquirenti del Ciase non ci sono dubbi: "Benché non esista una giurisprudenza specifica, non c’è motivo di ritenere che le leggi della Repubblica non debbano essere applicate anche alla Chiesa", ha dichiarato la docente di giurisprudenza Christine Lazerges, membro della Commissione. "Non ci possono essere due pesi e due misure. Non si può combattere il separatismo islamico imponendo agli imam di rispettare le leggi della Repubblica e poi fare eccezione per i ministri del culto cattolico", ha aggiunto la ministra per la cittadinanza Marlène Schiappa. Immediata la risposta del presidente della Conferenza episcopale: "Per noi il segreto confessionale è al di sopra delle leggi della Repubblica. La confessione è un momento in cui una persona può e deve poter parlare liberamente, in piena fiducia, perché è proprio la garanzia del segreto che gli permette di confessare le cose più difficili", ha detto. Il diritto canonico - ha precisato Eric de Moulins-Beaufort - proibisce al confessore di tradire il penitente, con le parole o in qualsiasi altro modo, e quale che sia la motivazione. La frase ha ferito la coscienza laica della Francia, polarizzando vecchie tensioni. È intervenuto l’Eliseo. Il portavoce del governo Gabriel Attal ha riferito che il presidente Macron ha chiesto al ministro degli Interni Darmanin, responsabile anche del Culto, di ottenere chiarimenti dal presidente della Conferenza episcopale. "I preti hanno l’obbligo tassativo di allertare sui casi di pedofilia di cui vengano a conoscenza", ha commentato il ministro della Giustizia Eric Dupond-Moretti. L’incontro (si tratta di un invito, non di una convocazione) fra il rappresentante dello Stato e quello della Chiesa avrà luogo martedì prossimo.