Mercoledì 24 Aprile 2024

Se questo (dietro le sbarre) non è un uomo

David

Allegranti

Il Beccaria è un istituto minorile in eterna transizione. Sovraffollato. Insicuro. Con direttori facenti funzione che si alternano (solo di recente è stato nominato un direttore che prenderà servizio fra alcuni mesi) e lavori di ristrutturazione che durano da 15 anni. E dire che un tempo era considerato un modello. "Esempio di un ottimo dialogo tra dentro e fuori, complice un contesto molto recettivo e fertile come quello milanese", spiega l’associazione Antigone. Un tempo, appunto. Le cose sono molto cambiate. L’evasione di sette detenuti – tre dei quali già rientrati di cui due grazie alla mediazione familiare – non deve purtroppo stupire. D’altronde don Gino Rigoldi l’aveva detto per tempo: "Sono molto preoccupato, molto. La situazione al Beccaria è al limite e nessuno fa niente. Non so se bisogna aspettare che ci scappi il morto, perché il ministero si muova". Un appello rimasto evidentemente inascoltato.

I problemi abbondano, come nota Antigone nel suo rapporto ’Ragazzi dentro’: "Piuttosto ambigua la gestione degli spazi detentivi attigui all’infermeria. Si tratta di celle chiuse e più anguste di quelle dei reparti ordinari che ospitano ragazzi non solo per ragioni sanitarie, ma anche disciplinari e di mera organizzazione degli spazi".

Le tante attività trattamentali proposte "faticano a tradursi in percorsi significativi di inserimento lavorativo". Non sono mancate vicende terribili di violenza, come quella riguardante un sedicenne torturato e violentato con oggetti in cella da tre coetanei che, secondo l’accusa, gli hanno anche spento una sigaretta in faccia e gli hanno gettato addosso acqua bollente. "Non vi è libertà ogni qualvolta le leggi permettono che, in alcuni eventi, l’uomo cessi di essere persona e diventi cosa", ha detto Cesare Beccaria. Nel carcere che porta il suo nome, da troppo tempo i detenuti sono diventati oggetti.