Se non si trova né il lavoro né il lavoratore

Giorgio

Vittadini

Sembra una gran mosca cieca, solo che non è un gioco, ma il mercato del lavoro italiano. Mezzo milione di persone si aggirano in cerca di un impiego e intanto 250mila posti non trovano chi li occupi. Nei primi sei mesi dell’anno le aziende hanno offerto 560mila posti di lavoro, ma per un terzo è stato difficile o impossibile trovare candidati. Questo paradosso ha un nome: mismatching, mancato incontro tra domanda e offerta. Che contribuisce inchiodare il nostro tasso di occupazione al 58%, sotto la media europea di 5 punti.

Fondazione per la Sussidiarietà e CRISP dell’Università di Milano Bicocca ne hanno indagato le cause e indicato possibili rimedi nell’ultimo Rapporto (“Sussidiarietà e... lavoro sostenibile”), partendo dall’esame di 2,5 milioni di annunci di lavoro on line degli ultimi cinque anni.

Emerge che tutte le professioni sono interessate da un forte tasso di cambiamento, a tre livelli: le competenze professionali (52%), digitali (18%) e trasversali (soft skills, 29%), come la capacità di relazione, la stabilità emotiva, ecc. La richiesta di queste skills è in aumento: è necessario sostenerne l’aggiornamento e la crescita (anche le soft skills sono “educabili”).

D’altra parte la disoccupazione colpisce di più chi ha studiato meno (15% di chi ha fino alla licenza media, 10% dei diplomati e 5,6% dei laureati). Non interrompere precocemente gli studi è la scelta fondamentale per inserirsi nel mercato del lavoro. Occorre poi un cambio di mentalità: finita l’era del posto fisso e della professione immutabile, serve una formazione continua on the job che accompagni il lavoratore nel suo percorso.

Così come è imprescindibile la formazione degli insegnanti, in una logica in cui relazioni umane, interazione, gusto e motivazione siano accesi e coltivati. Perché sono la risorsa più importante di una persona (che non si rassegni a giocare a mosca cieca).

Presidente Fondazione

per la Sussidiarietà