Venerdì 19 Aprile 2024

Se l’arbitro chiede scusa E il bomber pure

Matteo

Massi

Imprecare contro un arbitro che sbaglia, è comprensibile. Quasi umano. Talvolta perfino scontato, anche perché raramente i calciatori (e i tifosi di conseguenza) testimoniano comportamenti così differenti da quelli attesi. Però quello che è successo in Milan-Spezia merita di essere raccontato ancora una volta e vale una riflessione. L’arbitro Serra commette un errore colossale, non lasciando il vantaggio al Milan che segna (gol annullato) e si dispera di fronte all’errore. Allora succede l’impensabile. Ibrahimovic, non propriamente un esempio di “tenero calciatore“ (sempre che ne esistano), gli si avvicina, a fine gara, e gli dice: "Sbaglio io, sbagli tu". Da uomo di campo a un altro uomo di campo. Pur con ruoli differenti, pur con il peso per il calciatore di una sconfitta che allontana la squadra dalla vetta della classifica e la disperazione di un arbitro, che di fronte a quello sbaglio che lo tormenta, vede davanti a sé porte che si chiudono, forse per sempre, e destinazioni meno nobili dove fischiare rispetto a San Siro, la Scala del calcio.

Ammettere un errore, soprattutto per un arbitro, non è mai semplice. Ma forse è ancora più difficile per un calciatore, al di là delle scelte lessicali più o meno appropriate, non scagliarsi contro un soggetto che in quel momento ha l’indice puntato contro di migliaia di tifosi del Milan, di tanti addetti ai lavori e perfino del Codacons che non trova di meglio, durante l’emergenza pandemica nel Paese, che chiedere la ripetizione della partita in questione.

Un ulteriore elemento di riflessione: Ibrahimovic. Avvezzo, come dimostrano le sue (auto)biografie e anche la partecipazione sul palco di Sanremo e le battute con Amadeus, al ruolo di duro. Perfino sbruffone, che non perdona nulla anche ai suoi compagni di squadra, rivela ora un aspetto che più che etichettarlo frettolosamente come buonista, è invece inaspettato come qualsiasi colpo che tira fuori in campo. Da campione quale è.