Se la difesa non legittima le armi

Cesare

De Carlo

Un eroe, dice il capo della polizia di Greenwood (Indiana). Un buon samaritano, gli fa eco il sindaco dal quale dipende la polizia. Chi è il benemerito? E’ colui che in uno shopping center ha tirato fuori la rivoltella e ha steso un giovane che sparava all’impazzata. Nessun dubbio. Se non l’avesse fatto morti e feriti si sarebbero contati a dozzine, come a Buffalo e Uvalde solo per citare le ultime stragi. Qualche dato. Nel 2022 (ma siamo a luglio) uccise 21mila persone, sette volte più dei soldati in Iraq e Afghanistan. Gli Usa con il 13 per cento della popolazione mondiale hanno il 37 per cento degli omicidi. L’Europa, cento milioni di abitanti in più, il 5 per cento. L’Italia, 60 milioni, il 3 per cento: nel 2021 meno di 300 omicidi. È uno dei Paesi più sicuri. Gli italiani non ci fanno caso. Le emozioni prevalgono sulla statistiche. Da noi è impensabile che un privato in pubblico estragga la pistola e faccia giustizia come una volta nel West. Nel caso la magistratura aprirebbe il solito fascicolo. In Indiana invece gli daranno una medaglia. Un’eccezione? Assolutamente no. Il diritto di portare armi costituisce il secondo emendamento della Costituzione. Gode di un consenso maggioritario. E questo consenso spiega il potere della NRA, la lobby delle armi. Finanzia le campagne elettorali di mezzo Congresso. E sfrutta le tensioni razziali. Per esempio dopo Black Lives Matter è aumentata del 70% la vendita delle armi. Ce ne sono quasi 450 mila. In Wisconsin è stato assolto un sedicenne che aveva ucciso due manifestanti. Legittima difesa. Riformare la Costituzione? Impossibile. E poi ognuno dei 50 Stati ha le sue regole, come accade con l’aborto. In Texas un diciottenne non potrà acquistare una birra, ma un mitra sì. Ecco perché la legge recente varata dal Congresso si limita a incoraggiare gli Stati. Raccomanda una bandiera rossa per gli acquirenti mentalmente instabili. Basterà? Ovviamente no. ([email protected])