Leo
Turrini
Premessa. Pur di vedere l’Italia di Mancini al prossimo mondiale, beh, non pochi tra noi verserebbero pure i risparmi non ancora falcidiati dalle bollette del gas. L’amarezza per l’assenza al torneo iridato del 2018 ha marchiato, in negativo!, una generazione. E sarebbe proprio il caso di non concedere il bis.
Ma a tutto c’è un limite (pensando alla convocazione di Balotelli per lo stage della nazionale)! Quante volte abbiamo dato fiducia a Super Mario? Una, dieci, cento? Sì, sul serio: quante volte ci siamo illusi che Balotelli avrebbe rispettato se stesso e il suo talento, mantenendo promesse giustificate da una indiscutibile qualità tecnica e fisica?
Troppe, temo.
Io sono un estimatore del Balo delle origini: sono stato, come tanti, tradito dalle sue debolezze. E chiariamoci bene, perché i maestrini dell’equivoco sono sempre in agguato: il colore della pelle non c’entra niente, Mario è italiano al cento per cento ed è anche vero che ama sinceramente la Nazionale.
Eppure, contano anche i precedenti. Le delusioni, le bizze, le polemiche. L’idea che il conto in banca fosse più importante di ogni altra cosa.
Bastano nove gol nella misconosciuta Lega turca per fare di Super Mario la risposta Azzurra a Cristiano Ronaldo nello spareggio di primavera? Balotelli è più forte di Ciro Immobile? Cioè, visto che abbiamo vinto un Europeo pochi mesi fa: siamo messi così male?
Io spero proprio di no.