Martedì 23 Aprile 2024

Scusi per la pianta: la lezione di un bimbo. "Così è nato il mio corso di etica pubblica"

Trieste, undicenne lascia un bigliettino e 5 euro dopo la pallonata al vaso. E il prof filosofo ci scrive un libro. Social impazziti

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"Era il 17 giugno scorso. Il vicino di casa è venuto con un bigliettino. La calligrafia infantile diceva: buongiorno, mi scusi per la pianta, l’ho colpita accidentalmente con un pallone da calcio. Chiudeva: ecco 5 euro per il danno".

E poi?

"Ho fatto un tweet ed è accaduto l’incredibile. Una slot machine: 15mila like in poche ore. Ho deciso che il mio futuro ciclo di lezioni sull’etica sarebbe partito da lì".

Così è stato. Giovanni Grandi, 46 anni, docente di filosofia morale all’università di Trieste, ha impostato il corso su quell’episodio apparentemente minimale. E ne ha tratto un libro edito dalla Utet, intitolato Scusi per la pianta.

Giovanni Grandi
Giovanni Grandi

A proposito: ha resistito alla pallonata?

"Sì sì, è una pianta grassa indistruttibile. Il vicino ha restituito i 5 euro".

Perché un fatterello da niente è diventato un caso mediatico?

"Ha provocato un sussulto morale. Una scia virale in tempo di virus: meritava attenzione".

Segnale di civiltà nella maionese impazzita di oggi?

"La prova che malgrado tutto esistono costanti positive nel nostro agire. Sui fondamentali dell’etica pubblica il riconoscimento è unanime".

Un bambino dà lezioni agli adulti sul bene comune: la vede come una cosa positiva?

"È un piccolo risveglio delle coscienze. Ci portiamo dentro macerie che non riusciamo a vedere: la pandemia le ha portate a galla. Non eravamo preparati per i tempi difficili, ma almeno abbiamo preso atto degli errori".

Significa che siamo pronti a correggerli?

"La diagnosi non basta. Socrate diceva: si cambia se si capisce. Paolo di Tarso al contrario ricorda che l’esigenza del bene e l’incapacità di attuarlo sono facce della stessa medaglia".

Il ragazzino della pallonata e i suoi compagni hanno scelto il bene pubblico. Perché a noi viene così difficile?

"Perché in mezzo è passata la vita. Siamo feriti, è subentrato il cinismo. Il Covid ci porta a dire: nulla sarà come prima. Invece, dopo la prima emergenza, interiormente siamo tornati il copia-incolla di noi stessi".

Irrimediabile?

"Ma no. La riflessione è già un primo passo. Il secondo è mettere in campo il fare. E cioè cambiare".

Come?

"Allenando le virtù morali. Siamo fuori forma: dobbiamo fare esercizio. Questo costa fatica".

Qual è lo stato di salute del bene comune?

"È in crisi da un bel po’. Facciamo buoni propositi nell’enfasi emotiva, poi la tensione cala. La domanda è: a quali rinunce siamo disposti per crescere?".

Che cosa fa crescere?

"La capacità di entrare nel dolore dell’altro uscendo da un sentire depresso. Come la madre di Gaia, sedicenne falciata sulla strada, che si immedesima nel pirata e dice: è un ragazzo anche lui".

Gesto nobilissimo. Ma le movide scellerate senza mascherina e le scazzottate di piazza fra bande giovanili?

"L’irresponsabilità è figlia di scarsa meditazione: c’è un mondo silenzioso che fa dell’impegno quotidiano la propria cifra. Non sono pessimista".

Neppure di fronte alla violenza verbale del web?

"I social rispondono a un rito antico: sono lo sfogatoio collettivo alla rabbia. Una zona franca per i bulli come lo stadio. Trovi i professionisti dell’insulto. Però la maggioranza cade in trappola senza rendersene conto".

Quanto incide la famiglia nel processo educativo?

"È il nucleo formativo della personalità. Attenti però a non caricare i genitori di troppe responsabilità. Serve un’alleanza diffusa con i buoni maestri, persone che possono sbagliare ma aiutano ad analizzare gli eventi. I figli sono di tutti, non solo di chi li fa".

E la scuola? Il nostro giornale chiede da tempo un’educazione alla vita.

"È il tema centrale. I programmi sono talmente compressi che questa materia manca. Lacuna imperdonabile".

Il minore dei suoi figli ha 13 anni: è uno dei tre calciatori del condominio?

"È così. Da padre ho apprezzato il gesto riparatore".

Cinque euro per risarcire un danno. Il pentimento tardivo degli adulti vale lo stesso?

"C’è chi restituisce un reperto rubato cinquant’anni prima a Pompei. E chi chiede scusa per le leggi razziali degli avi. Arrivano fuori tempo massimo. La giustizia riparativa richiede un gesto tangibile".

Viviamo nel peggiore dei mondi possibili?

"Ci siamo accorti di una piantina offesa. Non è poco".