Giovedì 18 Aprile 2024

Scuole dismesse, il grande caos. A rischio un milione di studenti

Tremila plessi abbandonati dovrebbero ospitare gli alunni senza aule. Ma molte strutture non sono più a norma

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È una corsa contro il tempo. Undici settimane, da oggi, per trovare sistemazione scolastica a un milione e duecentomila studenti di ogni età e grado: gli sfortunati – per ora senza indicazione di classe – che dovranno lasciare i propri plessi scolastici in ottemperanza alle norme sul distanziamento. Sono gli allievi delle scuole con spazi insufficienti, ovvero il 15% degli 8 milioni e mezzo di studenti complessivamente iscritti ai 40.749 istituti statali. In loro soccorso il ministero mobilita l’Anagrafe dell’edilizia scolastica, che include tremila edifici dismessi. "In queste settimane il ministero ha messo a punto un software – spiegano da Viale Trastevere – che consente di incrociare, scuola per scuola, il dato degli alunni con gli spazi e con il distanziamento indicato dal Comitato tecnico-scientifico. Uno strumento nuovo, senza il quale sarebbe impossibile individuare le priorità di intervento".

L’elenco dei tremila plessi abbandonati classifica tutto e il contrario di tutto. Perché le strutture sono proprietà degli enti locali, e dietro ogni area scolastica dismessa può esserci una storia diversa: plessi chiusi perché non più a norma e troppo costosi da ristrutturare in rapporto alla decrescente popolazione scolastica; plessi in regola con le certificazioni antisismiche nei quali una serrata manutenzione estiva basterebbe – in teoria – ad assicurare l’apertura.

Ogni territorio ha una situazione diversa, fanno sapere fonti ministeriali. Ad esempio in certi vecchi istituti romani – addirittura vincolati – ogni intervento richiederebbe tempi e lunghi e incompatibili con l’emergenza. Al contrario, nelle aree collinari e montane del Paese, esistono spazi più facilmente riconvertibili, oltre a una cultura dell’adattamento che affonda le sue radici in decenni di insegnamento pluriclasse.

Il numero di istituti dismessi appare a prima vista gigantesco. Si è stratificato negli anni, provincia per provincia, per inevitabile razionalizzazione, perché da almeno un decennio – fanno notare da viale Trastevere – la popolazione scolastica diminuisce considerevolmente. Ora, a clessidra inesorabilmente rovesciata, saranno i tavoli regionali tra uffici scolastici ed enti locali ad avviare la ricognizione e valutare la miglior soluzione caso per caso.

La ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina parteciperà personalmente ad alcuni appuntamenti territoriali. Mercoledì dovrebbe essere in Abruzzo. E il miliardo in più strappato in concomitanza con l’uscita delle linee-guida – dopo la rivolta di presidi, insegnanti, studenti e famiglie – rafforza la capacità di intervento. Agli enti locali sarà chiesto di reperire aule in velocità e di metterle a norma, mentre il ministero – se necessario – interverrà direttamente per gli arredi con banchi monoposto di nuova generazione. Dove le aule mancanti non si reperiranno scatteranno rotazione didattica o ricerca di spazi esterni, a partire da cinema, teatri, archivi e biblioteche, un’apertura che la ministra rivendica nonostante le critiche: "Facciamo in modo che gli studenti respirino la cultura di cui hanno bisogno".

Il leader leghista Matteo Salvini definisce Azzolina "imbarazzante": "Pensa di tenere fuori dalle aule il 15% degli studenti ma intanto ignora le 12.564 scuole pubbliche paritarie, che avrebbero posti per accogliere ragazzi e ragazze senza spazio nelle sedi statali". Chiusura tranciante": Il Movimento 5 Stelle è accecato dall’odio anti-paritarie".