Scuole chiuse, il liceale: "Di nuovo dimenticati. Nessuno pensa a noi"

Da Nord a Sud lo sciopero degli studenti medi contro la didattica a distanza. "Durante le lezioni alcuni prof ci fanno bendare per paura che copiamo"

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Gli studenti delle superiori possono aspettare, il loro turno per tornare in classe non è ancora visibile all’orizzonte. Ultimi della fila, quando di tempo per riorganizzare la scuola ce n’è stato fin troppo. Ne sa qualcosa Cesare Dalbagno, 17 anni, rappresentante del Liceo classico Minghetti di Bologna, uno dei volti della prostesta a favore delle lezioni in presenza.

Si valuta la riapertura di nidi e materne. Invece le scuole superiori restano in Dad.

"C’è la sensazione diffusa di essere trattati come gli ultimi. Hanno riaperto i centri commerciali, hanno riaperto i parrucchieri, ma la scuola non è stata considerata. Il rischio della contagiosità delle nuove varianti è alto, per questo riteniamo che il nostro sacrificio possa essere gestibile, ma solo fin quando la Dad resta una soluzione di emergenza e precauzionale. Farla proseguire oltre e inserirla nel sistema educativo italiano sarebbe folle. Se il Cts reputa che ci siano le condizioni per tornare dopo Pasqua in sicurezza, noi saremo felicissimi di farlo. Ma in questo momento va ascoltata la scienza".

Cosa vi manca di più della scuola in presenza?

"Il dibattito, il confronto, la socialità. Alla fine delle superiori noi usciamo cittadini attivi nella società e la scuola deve fornirci gli strumenti per affrontarla. Con la Dad non ci sono più persone, ma soltanto studenti".

La Maturità sarà in presenza, ha assicurato il ministro Bianchi. Ma per chi farà a giugno l’esame, è stato un calvario di due anni scolastici a distanza.

"I ragazzi che devono fare l’esame sono quelli più demotivati e che vivono la situazione peggiore, non riconoscono più il valore della scuola, lottano contro i loro demoni. Si rendono conto che stanno buttando via due anni. Il grande difetto della Dad è aumentare le differenze sociali in maniera esponenziale. Chi ha un computer potente, una connessione veloce e una casa grande è strafavorito rispetto a chi non ce li ha".

Cosa chiedete al governo?

"La Dad non è un sostituto accettabile per la scuola in presenza. E se si riaprono le aziende, si riaprono le scuole. Un Paese che vuole guadagnare nei prossimi due mesi, non può tagliarsi le gambe per i prossimi dieci anni. Nessuno studente è stato ascoltato a livello istituzionale nazionale, è possibile?".

Diversi studi hanno dimostrato i danni della Dad sull’apprendimento. Sentite questo deficit?

"Assolutamente sì, ci sentiamo più vuoti. L’istituto Minghetti stava aperto tutti i pomeriggi con dibattiti sul cinema, teatro, matematica, filologia. Il confronto è sparito. Voltarsi durante una lezione e scambiarsi una chiacchiera, un sorriso, dava alla scuola un’atmosfera e un significato diverso. I risvolti psicologici poi sono pazzeschi: sentire dire dai miei amici ‘Cesare, sono depresso’ è un pugno allo stomaco".

Molti prof valutano compiti e interrogazioni senza tener conto dell’impatto psicologico.

"L’errore più grande è stato prendere la scuola così come era e traslocarla a distanza. In alcuni casi si è verificata una rottura di fiducia tra studenti e prof, dovuta all’ossessione del controllo, arrivando persino al bendaggio dei ragazzi per non farli copiare durante le interrogazioni. Altri prof, invece, hanno trovato nuovi modi di fare lezione e ci hanno compreso".

Cosa ti ha insegnato questa pandemia?

"La solitudine è la maledizione dell’infelicità. Instagram non basta più".