
Roma, 18 settembre 2023 – Facilitare la transizione dalla scuola al mondo del lavoro attraverso un sistema di apprendimento che consenta di applicare le competenze su un contesto pratico creando una nuova filiera formativa tecnologico-professionale. In uno scenario che vede un disallineamento "molto grave" tra le esigenze del mondo della produzione e l’offerta del nostro sistema scolastico, è questa la "grande sfida" del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara. Sul tavolo da mesi, la riforma sperimentale dell’istruzione tecnico-professionale sarà presentata oggi in consiglio dei ministri. "Porto in cdm una riforma della istruzione tecnica e professionale che collegherà scuola e mondo del lavoro, scuola e impresa. Per far diventare l’istruzione tecnica un canale di serie A – ha detto ieri Valditara –. Dobbiamo portare nelle scuole, insieme con la cultura della libertà, la cultura del lavoro perché abbiamo bisogno di dare un futuro ai nostri giovani e competitività alle nostre imprese. Perché la scuola sia sempre più motore di sviluppo dei nostri territori".
Già prevista dal dl 144/22 (‘Misure urgenti per la realizzazione del Pnrr’), fra gli ultimi lasciti del governo Draghi e dell’ex ministro Bianchi, una riforma degli istituti tecnici e professionali è ora caldeggiata anche dall’Ocse. Stando ai dati contenuti nel recente rapporto ‘Education at a Glance 2023’, nonostante in Italia il 40% dei giovani di 15-19 anni sia iscritto a percorsi di istruzione secondaria superiore a indirizzo tecnico-professionale (Ifp) i tassi di occupazione dei diplomati Ifp dopo uno o due anni dal conseguimento del titolo si fermano al 55%. Un dato, tra i più bassi all’interno dei 38 paesi dell’Organizzazione, che fa da contraltare all’alta percentuale di Neet (28,1%), tra i 15 e i 34 anni, con in tasca un diploma tecnico-professionale.
A peggiorare il quadro c’è la questione stipendi: in Italia, – rileva il rapporto – i giovani di età compresa tra i 25 e i 34 anni in possesso di un diploma di istruzione secondaria superiore o post-secondaria a indirizzo tecnico-professionale guadagnano solo il 4% in più rispetto ai loro coetanei che non hanno conseguito tale qualifica. Per imprimere un’inversione di tendenza la riforma punta a trasformare l’istruzione tecnica e professionale in un "canale di serie A" sul modello tedesco favorendo, al contempo, il passaggio al livello successivo attraverso un percorso 4 + 2 con lo sbocco universitario e negli Its Academy "in modo da far sì, con lo stesso organico, – ha evidenziato il ministro dell’Istruzione – di potenziare la formazione e accelerare l’ingresso nel mondo del lavoro, sviluppando una formazione di alto profilo". Alla fine del quarto anno degli IeFp gli studenti potranno passare direttamente agli Its Academy se avranno raggiunto gli obiettivi specifici di apprendimento del quinto anno. Obiettivi che verranno certificati dall’Invalsi.
Al centro del ddl percorsi quadriennali, rafforzamento delle materie di base (italiano e matematica in primis), apprendistato formativo di primo livello (per studenti dai 15 anni) e potenziamento delle ore di alternanza scuola-lavoro che potrebbero arrivare fino a 400 nel triennio.
Tra i punti cardine anche il ricorso a docenti provenienti dal mondo produttivo e professionale, "manager e dirigenti – ha spiegato Valditara – che potranno insegnare in alcune scuole laddove manchino le specializzazioni adeguate"; e un incremento dei progetti di partenariato e degli stage all’estero. Con l’obiettivo di offrire agli studenti più percorsi di studio il progetto ruoterà intorno al modello del Campus. La sperimentazione partirà il prossimo anno scolastico e potrà coinvolgere fino al 30% degli istituti tecnici e professionali in ogni regione. Un limite, quest’ultimo, che assieme all’idea di "assicurare più formazione con minor tempo scuola" non piace ai sindacati.