Scuola nel caos. E c’è chi ordina la Dad Ma il governo fa muro: tutti in classe

Governatori e molti presidi contrari alla ripresa. In Campania lezioni a distanza, Palazzo Chigi impugna la decisione

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di Nino Femiani

È sempre lui, il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, a mettersi di traverso. Mentre il governo tira dritto, con il ministro Patrizio Bianchi che convoca i sindacati per oggi sulla necessità di ritornare in presenza da lunedì, il presidente della Campania firma un’ordinanza con cui manda medie, elementari e infanzia in Dad fino a fine gennaio perché "non ci sono condizioni di sicurezza". Ma è subito braccio di ferro con l’esecutivo che tiene il punto. Così il titolare della Salute, Roberto Speranza: "L’indirizzo è e resta: scuola in presenza e in sicurezza".

Il governo infatti è intenzionato a impugnare la decisione del presidente della Campania davanti al Tar, ma per farlo sarà necessario un passaggio in consiglio dei ministri il 13 gennaio. Nel decreto legge approvato il 24 dicembre era stata, infatti, prorogata la norma che limitava esclusivamente alla zona rossa la possibilità agli enti locali di "derogare alle disposizioni dell’esecutivo in tema di focolai ed elevata diffusione del virus". Un conflitto istituzionale che rompe la ’pax’ tra governo, da una parte, e Regioni e sindaci, dall’altra. Quest’ultimi non nascondono il malumore verso la linea di Bianchi. "Ci è stato detto da parte del governo che l’apertura della scuola era una scelta politica, che non si poteva mettere in discussione. Abbiamo preso atto. Sicuramente non era la posizione delle Regioni", avverte l’assessore regionale alla salute dell’Emilia-Romagna, Raffaele Donini, che coordina il settore per la Conferenza della Regioni. Mentre il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, appare in sintonia con De Luca, pur con una certa cautela. "Mi sarei rapportato ad una settimana in più per le elementari e la scuola primaria". Più urticante la presa di posizione del presidente del Veneto, il leghista Luca Zaia: "L’unica novità sul fronte delle scuole è il caos – sbotta -. Il Governo ha deciso che si dovrà aprire e la situazione sarà quella che molte classi, circa 2400, saranno chiuse, altre in Dad perché non ci sono altre soluzioni".

Sul fronte apposto c’è la Puglia. "Essendo in zona bianca non ci sarebbero i presupposti giuridici per una eventuale ordinanza sulla riapertura delle scuole", commenta l’assessore all’Istruzione della Regione Puglia, Sebastiano Leo. Ma ormai la regione è a un passo dalla zona gialla. In Sicilia sono 200i sindaci, con in testa il primo cittadino di Palermo, Leoluca Orlando, a descrivere "la riapertura in presenza dal 10 gennaio come un atto irresponsabile". Salendo lo Stivale, a Campobasso il sindaco mette gli studenti in Dad per tutta la prossima settimana. Provvedimenti analoghi anche in altre città, con i primi cittadini a muoversi a macchia di leopardo e il mondo della scuola nel panico.

"Lunedì, quando riapriranno gran parte delle scuole lombarde – dice Matteo Loria, presidente lombardo dell’Associazione nazionale presidi – sarà come andare alle Termopili, un nostro sondaggio ha messo in evidenza che mediamente ogni scuola riprenderà con una decina di docenti in meno". D’altronde l’appello firmato giorni fa da 2mila capi d’istituto, quasi un terzo dei presidi italiani, lanciava l’allarme su una "situazione ingestibile", con il numero uno dei presidi, Antonello Giannelli, che chiedeva la Dad fino al primo febbraio.

In questo caos inestricabile anche i sindacati della scuola spingono per una pausa. La segretaria generale di Snals-Confsal, Elvira Serafini, punta il dito: "Nei due anni della pandemia non sono state adottate le misure necessarie a contenere il contagio: il potenziamento dei trasporti, il distanziamento fisico, lo sdoppiamento delle classi e un adeguato sistema di aerazione dei locali". E la rivista ‘Tuttoscuola’ sentenzia: con queste regole, tra dieci giorni 200mila classi (sulle 296mila statali) finiranno in Dad.