Scuola e imprese, ira degli industriali "Sul Green pass siamo in ritardo"

Bonomi contro il boicottaggio dei sindacati e critica Orlando: "Non sa come funzionano le nostre regole"

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di Antonio Troise

Prima il bastone. Contro i sindacati che continuano a dire "no" all’obbligo di Green pass non solo nelle scuole ma anche nelle mense aziendali. Ma anche contro il ministro del Lavoro, Orlando, per il decreto anti-delocalizzazioni, che ha un sapore "punitivo" per le aziende: "Non ha idea di come funzionano le imprese". Poi, la carota, con la disponibilità degli industriali a sedersi ad un tavolo con l’esecutivo e a dare il loro contributo per la ripartenza del Paese. "A me non piacciono i fallimenti", sentenzia il presidente della Confindustria, Carlo Bonomi, davanti alla platea del Meeting di Rimini. Un intervento che parte da una forte preoccupazione: "Temo che in autunno l’azione del governo venga fermata e non ce lo possiamo permettere". Da una parte le tensioni politiche legate al semestre bianco. Ma, dall’altra, anche i nodi ancora irrisolti. A cominciare da quello della scuola. "È il primo collo di bottiglia della ripresa economica. Eppure siamo al punto dell’anno scorso e i sindacati continuano a dire no al Green pass". Un veto che si è esteso anche alle mense aziendali e che, dal punto di vista di Bonomi, rappresenta una grande occasione persa da parte di Cgil, Cisl e Uil.

"Sono rimasto colpito, avevamo la possibilità di sederci a un tavolo su salute e riforme per dare risposte al Paese e non lo abbiamo fatto. Abbiamo fallito e mi ci metto anche io. Ma i sindacati hanno commesso un grande errore. Potevamo costruire quello che i nostri padri hanno fatto con altre epidemie. Non abbiamo tempo da perdere perché un anno di discussione durante l’emergenza della polio è costata la vita a oltre 10mila bambini". Insomma, basta polemiche. E sulla scia dell’appello alla coesione lanciato il giorno prima, sempre da Rimini, dal Presidente della Repubblica, Mattarella, annuncia di essere pronto "anche adesso, come lo ero ieri, ad accordarmi con i sindacati per un protocollo sui vaccini in azienda".

Su questo tema, ha aggiunto Bonomi, "è troppo facile rimandare la palla alla politica. C’è una differenza di posizione tra i partiti che difficilmente potrà farci arrivare a una legge. Ma possiamo sederci a un tavolo oggi stesso. Come corpi intermedi abbiamo una grande responsabilità: anche in Confindustria forse non tutti sono d’accordo ma io preferisco un associato in meno e fare quello che davvero serve al Paese".

Il leader degli imprenditori non perde l’occasione del meeting di Rimini per bocciare senza mezzi termini il decreto anti-delocalizzazioni allo studio dell’esecutivo e che minaccia il tessuto manifatturiero, la sua vocazione all’export e la proiezione internazionale delle piccole e medie aziende. "Il ministro Orlando e il sottosegretario Todde – ha osservato – pensano di colpire con un decreto legge le imprese sull’onda dell’emotività di due o tre casi che hanno ben altra origine e su cui dobbiamo intervenire. Il Paese è stato tenuto insieme dall’industria manifatturiera. È brutto licenziare con un Whatsapp, non è questo il metodo e su questo bisogna intervenire".

Nelle scorse settimane, ha rivelato Bonomi, "mi ha chiamato il mio omologo spagnolo, mi ha detto di ringraziare il ministro del Lavoro perché, ha aggiunto, se passa quella legge vengono tutti in Spagna". Invece, ha concluso il numero uno di Confindustria, "dobbiamo lavorare insieme per attrarre e non per punire. Dobbiamo darci una mano tutti in questo momento e se non lo capiamo falliamo nella nostra missione. Io il fallimento non lo accetto, non lo accetto per il Paese, non lo accetto per i miei figli".