Scuola, Azzolina bocciata: no al ritorno tra i banchi. "Se ne riparla dopo l’Epifania"

Regioni e Comuni frenano il ministro: dicembre è troppo presto, non ci sono le condizioni. E tutti scaricano la responsabilità sui trasporti

La ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina (Fotoschicchi)

La ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina (Fotoschicchi)

Sembra una guerra di posizione. Sull’auspicata (o paventata) riapertura delle scuole in presenza, mercoledì 9 dicembre, ogni attore istituzionale sceglie come attestarsi. Prova ne sia l’ultima dichiarazione della ministra all’Istruzione Lucia Azzolina, che preme per ripartire subito e sbandiera l’elenco degli alleati veri o presunti: "C’è un ministero competente in materia, che è quello dei Trasporti, e ci sono le Regioni e i Comuni che se ne occupano. Stiamo lavorando con loro, lo avevamo già fatto questa estate. Ho visto i sindaci per analizzare i problemi e trovare soluzioni insieme in un clima di piena collaborazione istituzionale", è la dichiarazione su Instagram per stoppare i malumori delle Regioni che, calendario e contagi alla mano, puntano direttamente all’11 gennaio.

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Dal vertice tra il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, le Regioni, l’Anci e l’Upi emerge la sostanziale contrarietà dei governatori al ritorno a scuola subito dopo l’Immacolata. Solo il presidente della Toscana Eugenio Giani si schiera per la ripresa, limitata però alle seconde e terze medie. Troppo poco. Mercoledì era sbottato il governatore veneto Luca Zaia. Ieri, con modi più felpati, l’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato – uomo di fiducia del segretario Pd Nicola Zingaretti – riafferma il messaggio: "Serve prudenza anche sul tema della riapertura delle scuole".

Il no più pesante al piano Azzolina arriva dal commissario straordinario Domenico Arcuri: "Per noi tenere le scuole chiuse è sinonimo di dolore e difficoltà. Oggi prendiamo atto tutti che le misure stanno portando i risultati che auspicavamo: ci sarà nelle prossime settimane il tempo di discutere di questo aspetto con l’obiettivo di evitare che ci possa essere una recrudescenza". Il che sposta la riapertura delle classi almeno a dopo l’Epifania. Non è d’accordo Antonello Giannelli (Associazione nazionale presidi): "Si può riaprire", all’imprescindibile condizione di potenziare "trasporto pubblico e tracciamento Asl". "Le Regioni, piuttosto che sostituirsi al ministero dell’Istruzione, pensassero a far funzionare trasporti e Asl", carica Mario Rusconi a nome dei presidi laziali.

Alla disfida assiste con interesse il mondo del trasporto. Giuseppina Gualtieri, vicepresidente nazionale di Asstra, rivendica l’impegno profuso dalle associate. Come presidente di Tper, colosso e holding di rete per l’Emilia-Romagna, non accetta "l’accanimento" sul tema del trasporto pubblico come possibile vettore di contagi: "Un argomento italiano, senza alcuna evidenza scientifica". Riporta i dati appena snocciolati alla Camera: "A regime, il trasporto pubblico regionale e locale serve 16 milioni di utenti giornalieri. Ora siamo a -60%. In lockdown eravamo a - 90%". Come dire, nessun problema a lavorare in epoca di restrizioni e di sanificazioni. Conferma: "In Emilia-Romagna sono ripartiti tutti i tavoli regionali, provinciali e locali. Non siamo noi a dover dire quando riaprire le scuole. Non ci compete. Ma nessuno si faccia scudo di presunti problemi nei trasporti. Il nostro impegno è garantito anche grazie a una produttiva sinergia con i privati e con le istituzioni".

Rievoca: "Abbiamo viaggiato coi mezzi all’80% della capienza omologata, ora rispettiamo il 50%: i passeggeri stanno a bordo con la mascherina, e noi sul pezzo, com’è giusto". Dice no alle semplificazioni: "Le compatibilità – spiega – vanno trovate territorio per territorio. Non c’è altra strada. Organizziamo un processo complesso che ha bisogno di certezze: date, flussi di ingresso e uscita, presenze. Magari prima si litiga, ma poi i problemi si risolvono".

 

 

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