Sabato 20 Aprile 2024

Scuola anti Covid. Agriturismi, oratori, banche e centri sociali: le aule creative

Comuni e presidi si sono rimboccati le maniche per permettere agli studenti di mantenere il distanziamento. Lezioni nei parchi pubblici, negli ex studi televisivi e nei palazzi storici. Classi spezzate e turni anche serali

Migration

Equilibristi sul filo. La ripartenza della scuola nell’era post Covid costringe insegnanti e presidi a destreggiarsi fra le regole di distanziamento, le preoccupazioni dei genitori e le esigenze degli alunni. E allora serve una dose massiccia di creatività.

Scuola: 13mila positivi al Covid

Primo problema: gli spazi. La fantasia per reperire nuove aule non manca. A Bologna il Comune ha arruolato un architetto di fama, Mario Cucinella, per ridisegnare uno spazio di 10mila metri quadrati alla Fiera in cui saranno accolti circa 1.600 studenti dei licei Minghetti e Sabin e del professionale Sirani. Pareti divisorie alzate, percorsi segnati da colori diversi per ogni istituto, pannelli che richiamano temi ambientali: un’eccellenza. A Segrate, nel Milanese, dove le scuole sono troppo piccole per contenere gli studenti rispettando il metro di distanza, alcune classi che potrebbero spostarsi negli ex studi Mediaset.

Chissà se gli alunni romani si sentiranno un po’ in vacanza, svolgendo le lezioni nelle sale degli hotel che Federalberghi si è detta pronta a mettere a disposizione, visto che, fino a pochi giorni fa, nella capitale mancavano all’appello ancora 500 aule. Anche le parrocchie si sono mosse, offrendo agli istituti pubblici i loro centri e gli oratori dove fanno catechismo per utilizzarli durante l’orario scolastico: succede a Roma, con un apposito protocollo col Campidoglio, ma un po’ in tutta Italia, dal Veneto alla Sicilia. Due agriturismi ospiteranno lezioni dei plessi decentrati del reggiano.

I pediatri: "Impossibile fare milioni di test"

A Macerata, nelle Marche, l’apprendimento sarà (si spera) appassionante come vedere un film: l’università locale ha infatti ipotizzato l’uso dei cinema Excelsior e Multiplex per ospitare lezioni del corso di Giurisprudenza e altre facoltà. Teatri, centri sociali, palazzi signorili, agriturismi: a Reggio Emilia, si parla esplicitamente di ’scuola diffusa’, con lezioni nel Palazzo dei Musei e nella Biblioteca delle arti o in edifici come quello della Banca d’Italia. Un modo per entrare in contatto col patrimonio culturale del territorio.

C’è addirittura chi fa senza l’aula: al celebre Parco dei Nervi, a Genova, due maestre hanno ideato ‘La scuola che non c’è’. La didattica si svolgerà tutta all’aperto, assicurano, sotto un dehors dal tetto trasparente tra roseti e prati, ma con la possibilità di trovare vicino un rifugio in caso di maltempo. Sulla riviera del Levante, a Zoagli, ragazzi in spiaggia per l’ora di ginnastica: niente mascherine e distanziamento assicurato. Gianni Rodari, del resto, parlava di ‘una scuola grande come il mondo’: pare l’abbiano preso in parola.

Chi proprio non ce la fa a reperire spazi sta riflettendo su entrate scaglionate (un po’ in tutta Italia) e veri e propri turni, con didattica a distanza o pomeriggi in aula. A Lecce una dirigente delle elementari ha proposto di tenere lezioni pomeridiane fino alle 20. I genitori si sono sollevati, si tratta di turni incompatibili col lavoro di molte famiglie. Mamme e papà in rivolta anche a Caselle torinese, dove si è pensata l’estrazione a sorte per comporre le classi, che andranno forzatamente divise.

A pochi giorni dal via, non sai chi sarà il tuo vicino (non troppo) di banco. L’istituto Volta di Perugia, uno dei più grandi della provincia, ha deciso che un giorno alla settimana, per 5 ore, tutte le classi faranno didattica a distanza. Lo scenario speculare – cioè insegnanti a casa e alunni a scuola, ma a guardare la lezione sullo schermo in video – potrebbe verificarsi in alcuni istituti veneti. Questo se il docente rientra nelle categorie fragili, più a rischio di contagio Covid.

Risolto – si fa per dire – il nodo del ’dove’, ci si prepara al ’come’ restare in aula. Sulla questione banchi, la scuola Steiner di Milano ha coinvolto, come è sua prassi, anche i genitori: maestre, mamme e papà si sono trasformati in falegnami levigando e dipingendo ben 200 nuovi tavoli in legno di abete. C’è il problema del pasto, e non solo perché mense e bar sono spesso stati trasformati temporaneamente in aule. Le nuove regole hanno rivoluzionato il menù: addio a polpette e brodo, salve le tagliatelle al ragù (e, parlando di elementari bolognesi, non è poco). In altri istituti sparsi per il Paese, ci si barcamena tra merende monodose e consigli alle famiglie di portarsi il panino da casa: tutti da mangiare seduti sul proprio banco, quando ci si può togliere la mascherina.

Poi c’è la sanificazione extra. Non solo per i locali, ma anche per gli oggetti. I libri delle biblioteche scolastiche, una volta utilizzati da un alunno, saranno messi in quarantena per una settimana. In asili e scuole d’infanzia le maestre staranno attente a impedire lo scambio tra bimbi dei giochi (che poi saranno sanificati). Potrebbero essere veicolo di contagio. Stesso discorso per i pennarelli colorati: ogni famiglia ne acquisterà una scatola e il figlio userà solo quella.