Giovedì 18 Aprile 2024

Scuola, gli alunni italiani sono i più bravi d’Europa in lettura. Ecco perché

I dati dell’indagine internazionale Iea Pirls svolta in 50 paesi. Il presidente Invalsi Roberto Ricci: "Bene le elementari, medie e superiori possono crescere"

Roma, 29 maggio 2023 – La scuola italiana naviga in un mare di problemi, ma all’orizzonte c’è uno spiraglio di luce. Le elementari funzionano ancora: i bambini di 9 anni – secondo l’indagine Iea Pirls 2021 – sanno leggere in modo corretto e comprendono ciò che hanno letto.

Lezione
Lezione

Promosse le elementari

Gli studenti italiani di quarta elementare ottengono, infatti, un punteggio medio (pari a 537 punti) superiore a quello medio internazionale di tutti i Paesi partecipanti e superiore a quello medio dei Paesi Ue.

"La nostra scuola di primo grado è robusta e in grado di gettare solide basi per il futuro delle nuove generazioni", ha detto il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara.

Pregi e difetti

Per il presidente Invalsi, Roberto Ricci "possiamo ritenerci molto soddisfatti dei risultati anche se ci sono aree su cui bisogna lavorare. Questi risultati positivi purtroppo non li ritroviamo alle medie e alle superiori – prosegue Ricci –. Perché? C’è in atto una riflessione didattica per capire cosa succede, ma non è un problema solo italiano. Alle Elementari la formazione degli insegnanti è didattica e pedagogica, mentre bisogna trovare strategie più affascinanti per una popolazione scolastica non semplice come quella degli adolescenti".

Lacune in ambito scientifico

"I dati ci dicono che abbiamo fette troppo ampie della popolazione con competenze inadeguate e questo sarà un problema per la società. Le mancanze sono soprattutto in ambito scientifico", spiega il numero uno Invalsi. Il Covid ha inciso in modo fortemente negativo: in Italia, gli studenti ottengono un risultato medio inferiore di 11 punti rispetto a quello di cinque anni fa. "Più che i danni della Dad, è stata l’assenza di contatti con compagni e insegnanti ad aver portato malessere. La scuola primaria, comunque, è quella che ha subito meno perché è stata quella chiusa di meno", analizza Ricci.

Lo studio

La rilevazione, per la prima volta avvenuta in maniera digitale, si è svolta in più di cinquanta Paesi nel mondo durante una fase segnata ancora dalla pandemia. In Italia hanno partecipato 222 scuole, 442 insegnanti, coinvolgendo oltre 7mila allievi e 5mila genitori. A livello mondiale, Singapore ha ottenuto il risultato medio più alto in assoluto e superiore a quello di tutti gli altri Paesi, seguita da Hong Kong. Tra i Paesi europei, solo gli studenti di Finlandia, Polonia e Svezia ottengono un risultato medio superiore a quello dei nostri studenti. "Nel mondo ci sono modelli educativi diversi, ma esiste un filo rosso che guida questi Paesi anche lontani culturalmente – prosegue il 57enne nominato due anni fa dal ministro Bianchi –: è il peso quotidiano dato da parte delle famiglie alle attività di lettura. La lettura per tutti i bambini è strategica verso ogni forma di apprendimento".

Nord e sud

Un altro aspetto positivo è che il nostro Paese dimostra comparativamente una maggiore equità dei risultati nella scuola primaria. E, tuttavia, lo studio evidenzia che in quindici anni il divario tra le due aree geografiche che ottengono rispettivamente il risultato migliore e il più basso – nord ovest e sud isole – sulle competenze di lettura dei bambini di 9 anni, è triplicato.

Più ricchi, più bravi

Inoltre, gli studenti che frequentano scuole dove c’è una maggioranza di studenti provenienti da famiglie benestanti hanno in media punteggi di lettura più alti (+31 punti) rispetto a quelli che frequentano scuole dove c’è una maggioranza di studenti provenienti da famiglie economicamente svantaggiate. Questa differenza è, tuttavia, inferiore a quella media internazionale. In tutto il mondo, le bambine di 9 anni hanno una abilità di lettura superiore ai maschi. Così anche in Italia dove però la differenza tra i due sessi è più contenuta (7 punti) rispetto alla media estera di 16 punti. Altro dato interessante è che gli studenti che non usano i dispositivi digitali per attività scolastiche ottengono risultati migliori in lettura. "Gli strumenti digitali sono una possibilità per accelerare nel momento in cui ci calano all’interno di una attività didattico-pedagogica, ma diventano una trappola se sono totalizzanti", conclude Ricci.