Scuola a distanza, corsa a ostacoli. Computer vecchi e connessioni lente

Si torna alle lezioni da casa, ma troppe zone d’Italia non sono attrezzate. Da oggi si possono richiedere i bonus per la digitalizzazione

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Dopo la prima esperienza della didattica a distanza (Dad) con il lockdown di marzo, il nuovo anno scolastico ha dovuto fare i conti con la seconda ondata di contagi. E, nonostante la strenua difesa delle lezioni sui banchi della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina, piegarsi alle nuove misure decise dal governo. In particolare nelle zone rosse dove – salvo eccezioni che valgono per tutta Italia come la frequenza dei laboratori o per alunni con disabilità – la didattica a distanza è scattata da venerdì dalla seconda media in su e non solo per le scuole superiori.

Ma come si è presentata la scuola a questo secondo appuntamento con la Dad? Gli istituti – sebbene non tutti – hanno migliorato in questi mesi le dotazioni tecnologiche grazie anche ai fondi stanziati dal ministero, ai quali, spiega Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, si sono aggiunti con l’ultimo decreto altri 85 milioni. Però il problema nasce più all’esterno che all’interno delle scuole. Vale a dire, aggiunge Giannelli, sui device (dispositivi) degli studenti (smartphone in primis e poi tablet e pc) e sulle reti Internet che, sottolinea Mauro Vergari, responsabile dell’Ufficio studi di Adiconsum, soffrono i ritardi infrastrutturali dell’Italia cui si sta cercando di porre rimedio con il progetto della Rete Unica. La fibra, quella che consente collegamenti e download veloci, copre solo una parte del Paese, in particolare ancora con le modalità to the node o to the cabine.

Nel primo caso arriva fino all’ultimo miglio, degradando, con il collegamento finale con il vecchio doppino di rame e nel secondo – con un risultato migliore trattandosi di meno metri – fino alle cabine. Mentre il vero salto di qualità sarebbe la diffusione capillare, come previsto dall’agenda digitale europea, della fiber to the home, ovvero fino alle case.

Il secondo aspetto, aggiunge Vergari, riguarda da una parte (in attesa dello sviluppo del 5G) i collegamenti in mobilità e dall’altra la velocità della connessione casalinga quando crescono connessioni e download per la didattica a distanza e lo smart working insieme con l’utilizzo in famiglia di pay e Internet tv, piattaforme di giochi, file video e musicali.

Ma il problema riguarda anche i dispositivi. Se un Pc ha cinque-sei anni o di più, con Ram di memoria basse (sotto gli 8 Giga) ’fatica’ a reggere il bombardamento di download. Dotarsi di nuovi pc o tablet, però, costa. Di più rispetto a un abbonamento telefono-Internet con prezzi, promozionati dai principali operatori, tra i 20-25 e 30 euro, e per cui, conclude Vergari, "è bene sempre, come prevede l’Agcom, informarsi sul minimo di velocità garantito sapendo che per un buon collegamento Adsl servono 20 mega bit al secondo".

Per incentivare la digitalizzazione delle famiglie, da oggi si potranno richiedere i voucher per la banda ultralarga (fino a 500 euro per abbonamenti e dispositivi per le famiglie con un Isee inferiore a 20mila euro), ma il problema della didattica digitale, avverte Marco De Rossi, fondatore di WeSchool, non sono tanto le infrastrutture e i device, ma il modo di farla affinché non sia "una brutta copia della scuola fisica". WeSchool fa parte, insieme con G-Suite for Education di Google e Office 365 Education e Teams di Microsoft, delle tre piattaforme didattiche (gratuite) raccomandate già dalla primavera dal ministero dell’Istruzione. Per una didattica a distanza per cui si utilizzano anche i più diffusi sistemi di videoconferenza (come Meet, Zoom, Teams, Webex, Jitsi), le piattaforme create dai principali editori di scolastica e nascono trend come gli eduTuber, insegnanti di materie classiche che rafforzano le lezioni impartite a scuola.

Secondo una ricerca di Microsoft Italia – che con webinar ha formato finora 130mila insegnanti – con la Dad sono migliorate le competenze digitali di docenti e studenti (il 70% degli insegnanti dichiara un miglioramento significativo nel rapporto con la tecnologia) ed è cresciuta anche la coesione tra compagni di classe. Ma l’indagine segnala anche l’aumento di stress e stanchezza (per le ore davanti allo schermo) e nel 21% dei casi la mancanza di strumenti e infrastrutture adeguate, "il principale ostacolo alla piena implementazione delle lezioni online". Ma, chiosa De Rossi, uno dei motivi per cui centinaia di genitori sono infelici riguardo alla didattica a distanza "è che l’approccio più seguito è sempre e solo uno: il docente parla da remoto e lo studente ascolta. Come avere in mano una Ferrari e non saperla guidare".

 

 

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