Giovedì 25 Aprile 2024

"Scrivo quando gli anziani dormono". La badante che sforna bestseller

Romena, 53 anni, l’esordio nel 2013: in patria è un idolo. "Da Bucarest hanno mandato una troupe per intervistarmi"

Liliana Nechita, 53 anni, romena, è in Italia da 15 anni

Liliana Nechita, 53 anni, romena, è in Italia da 15 anni

Liliana Nechita, 53 anni, romena. Badante a Terni e scrittrice di successo. Ultimo libro tradotto (da lei) in italiano ‘L’imperatrice’, uscito a maggio per Fve editori. Nel 2013, l’anno dell’esordio con ‘Cireşe amare’ – poi pubblicato da Laterza nel 2017, ‘Ciliegie amare’ –, nel suo Paese ha ricevuto il premio Donna dell’anno per la promozione e la difesa dei diritti femminili. "Se fai la badante e scrivi libri sei guardata con curiosità, se fai l’ingegnere invece no... Io dico sempre di avere due vite. Una per lavorare, pagare le bollette e aiutare i figli. L’altra per scrivere. Per passione e necessità di denunciare ingiustizie e discriminazioni".

Provate sulla pelle?

"Ricordo un colloquio di lavoro. Quando hanno saputo che lavoravo come badante... Hai un marchio a un certo punto, mi spiego? Eppure sono tecnico di produzione, un’esperienza ventennale in Romania, lavoravo in una fabbrica di duemila persone. Sono in Italia da 15 anni. Continuo a mandare curriculum. Mi hanno chiamato quell’unica volta".

Quando scrive?

"Nel tempo libero. Lavoro a ore. Tutti i miei libri sono nati vicino agli anziani, mentre loro dormivano. Anche il primo, ‘Ciliegie amare’. Li portavo a letto e scrivevo".

In quel testo ha raccontato il coraggio e il dolore delle migranti.

"La donna è il punto forte di una famiglia. Cresce i figli, bada anche ai genitori. Quando deve emigrare, chi resta a casa è alla deriva".

L’Imperatrice è dedicato alla sua ex suocera, Olga, fiera contadina rumena.

"Parlo della morte di quella civiltà, un grande peccato".

Come reagiscono le famiglie degli anziani che assiste quando vengono a sapere che lei è una scrittrice?

"Ci sono case dove non c’è nemmeno un libro, nemmeno un giornale. Se gliene parli, hanno lo sguardo perso. Invece a Perugia mi avevano messo il computer in camera, mi sostenevano. Mi dicevano, scrivi che arriva la televisione. Dopo ‘Ciliegie amare’ è arrivata davvero, una troupe dalla Romania".

A chi parlano i suoi libri?

"Sono sempre dalla parte dei poveri. I dimenticati, come dice papa Francesco. Ho dedicato ‘Piccola mamma’ ai malati di Alzheimer, che a un certo punto si ritrovano chiusi in casa. La gente si vergogna a uscire con un anziano che non sta bene di cervello".

Come vede la sua vecchiaia?

"Non sono in grado di separarmi da questo Paese, ho ancora tante cose da vedere e da fare. Qui ho ritrovato l’amore, sono sposata con un italiano. Abbiamo comprato un piccolo appartamento. Sogno una casetta in campagna in Romania, almeno per le vacanze. Le mie figlie vivono là, sono grandi, hanno 33 e 34 anni".

C’è il dolore del distacco.

"Per questo ho scritto ‘Ciliegie amare’. Sono orgogliosa, le mie ragazze sono sposate, hanno bambini e buoni lavori".

Dove ha trovato la forza per partire, un giorno?

"Naturale per una madre sfamare i figli, no? Qualcosa devi fare, se le fabbriche chiudono".

Quanto l’hanno aiutata i libri?

"Per me sono tutto. Leggo e scrivo da quando ero piccola. Mio padre era un comunista molto severo. Per lui la lettura era una perdita di tempo. Mi aveva messo un sigillo sulla libreria. Era un armadio, l’aveva chiuso con una banda adesiva. Però io la staccavo piano piano. Prendevo un libro e poi risistemavo tutto".

Quello che l’ha ispirata di più?

"Ho letto e riletto Memorie di Adriano, di Marguerite Yourcenar. Qui in Italia era uscita una nuova edizione. Mi ricordo che avevo solo 20 euro, il libro costava forse 15. Ho gironzolato, sono uscita, mi sono messa a piangere. Poi sono rientrata in negozio e l’ho comprato".

La prossima opera?

"Parlerà di come era la vita sotto il comunismo. Mi sono resa conto che non si sa niente. Non avevamo pane, non avevamo latte, stavamo ore in fila, c’era gente che si picchiava per un pugno di olive. Lo scriverò in rumeno".

 

 

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