Martedì 23 Aprile 2024

Scopre la fede e confessa "Ho ucciso una donna"

Palermo, tormentato dai rimorsi. Dopo cinque anni va dai carabinieri. Convinto dal parroco, fa ritrovare il corpo: era in un sacco, gettato in un dirupo.

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di Riccardo Jannello

Ha vissuto covando un terribile segreto – un assassinio – per quasi cinque anni, poi il carcere per un altro reato, l’uscita nel bel mezzo della pandemia e la solitudine, l’incontro con un sacerdote che lo è stato ad ascoltare come nessuno aveva mai fatto nella sua vita e lo ha seguito come un padre: così ha deciso di dare retta al prete, redimersi, pentirsi e costituirsi ai carabinieri confessando un delitto e facendo ritrovare il cadavere di una donna. "Ho letto nel suo racconto – dice il parroco dell’Addolarata che lo ha seguito nel suo percorso di redenzione – tanto dolore, tanta sofferenza e un sincero pentimento".

Ora Damiano Torrente, 46 anni, pescatore, è all’Ucciardone con l’accusa di omicidio. Torrente ha ucciso – il 13 ottobre 2015 – una donna strangolandola con una corda da pesca. "Gliel’ho stretta per cinque o sei minuti, si divincolava ma io insistevo", ha detto ai carabinieri della stazione Falde. Quindi ha messo la vittima, Ruxandra Vesco, 38 anni, romena, in un sacco e se l’è trascinata sul Monte Pellegrino, gettandola nel dirupo che è stato così a lungo la sua tomba.

La donna era arrivata a Palermo fuggendo da Alcamo, dove a novembre 2014 doveva essere processata per avere rubato un Postamat a un’amica e avere prelevato mille euro. La sua scomparsa era stata denunciata dal marito e dai figli, ma le ricerche erano rimaste senza esito e nessuno ormai pensava più a quella che per alcuni che avevano creato una pagina Facebook era la famigerata "Truffatrice di Alcamo", sospettata anche in altri casi. Secondo quel che Torrente ha raccontato al parroco dell’Addolorata, Ruxandra sembra invece una senza dimora trovata raminga al porticciolo dell’Addaura. Damiano è sposato con un’altra romena, rientrata in patria; conosce la Vesco e ne nasce un "rapporto passionale". Ma alla donna servono soldi e l’uomo si offre di farle da protettore facendola prostituire al porto, poi le presenta un amico che le presta, con la sua garanzia, 2000 euro con un interesse di 50 a settimana. Torrente è sempre più coinvolto, la donna gli chiede di vivere a casa sua sennò lo avrebbe denunciato perché il pescatore oltre che in prostituzione trafficava in droga e usura. Ma Damiano non cede, le offre ospitalità in un alberghetto ma i litigi crescono e portano alla tragedia. L’uomo la fa franca, ma non riesce a stare fuori dai guai. Perseguita un’altra donna che lo denuncia per stalking, finisce in carcere ed esce a marzo, in piena chiusura da Covid. Così, solo e rassegnato, Torrente si avvicina alla comunità della parrocchia che non aveva mai frequentato e chiede aiuto. "Quell’uomo – racconta ancora il sacerdote – voleva mettere in pace la propria coscienza con il Signore, voleva cambiare vita e questo l’ho percepito con estrema chiarezza". Più di un mese di incontri, ogni giorno, e quindi la richiesta del parroco: "Gli ho detto che era fondamentale chiudere i conti con la giustizia prima ancora di ricongiungersi con il Signore". © RIPRODUZIONE RISERVATA