Mercoledì 24 Aprile 2024

Scontro vertici Rai-governo Spot e ascolti da record Lo schiaffo di Amadeus: "Se mi cacciano vado"

Salvini sibillino: non ho visto il festival, serve una riflessione sulla dirigenza di Viale Mazzini. Il direttore dell’Intrattenimento Coletta: "Incivile venire attaccati sul piano personale"

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dall’inviato

Piero Degli Antoni

Densi cumulonembi si addensano sul palazzone Rai di viale Mazzini: se i massimi dirigenti si affacciano alla finestra, vedono solo grigio grigio grigio. Dopo che l’irritazione della premier per la gestione pasticciata del Festival era già trapelata, ieri Matteo Salvini ha mandato un messaggio in codice facile da decrittare: "Non ho visto la finale di Sanremo, ho fatto due passi per Firenze. Ho scoperto chi ha vinto stamattina, auguri a chi ha vinto. Non commento altro, sicuramente una riflessione sulla gestione Rai nel suo complesso andrà fatta". "Una riflessione sulla gestione Rai nel suo complesso", è una frase solo all’apparenza criptica, in realtà sembra voler dire: ribaltone.

Sanremo numero 73 è stato il Festival dei record, ma anche delle polemiche: Blanco che devasta selvaggiamente le rose del palco, Fedez che strappa la foto del viceministro Galeazzo Bignami, gli Articolo 31 che promuovono lo spinello legalizzato, Rosa Chemical che inneggia all’amore libero, salta addosso a Fedez mimando un atto sessuale e lo bacia sulla bocca, senza contare che in un’altra puntata aveva impugnato orgogliosamente un sex toy, il monologo tardo femminista della Ferragni, la presenza di Paola Egonu che alla fine ha ammesso la sua intima convinzione: "Sì, l’Italia è un Paese razzista", mettiamoci pure Gino Paoli che racconta le corna del compianto Little Tony, soprattutto la ingarbugliata vicenda di Zelensky sì, Zelensky no, video sì, video no, alla fine accordo sulla lettera letta però alle due e un quarto di notte, nell’acrobatico tentativo di mettere d’accordo tutti e quindi, alla fine, di scontentare ciascuno.

Il direttore dell’Intrattenimento Stefano Coletta ieri mattina era felice per i risultati (12,5 milioni di spettatori e il 66% di share), ma cupo per il clima: "La soddisfazione è grande ma restano le amarezze sul piano personale. È incivile venire attaccati sul piano personale (‘perché ho un compagno invece di una compagna’, aveva detto in un’intervista, ndr). Io sono calvinista non solo sul lavoro, ma anche nella mia vita personale".

E pure l’ad Carlo Fuortes (in scadenza nel 2024, nessuna intenzione di andarsene) cerca di attaccarsi alla ciambella di salvataggio, definendo quella del 2023 "un’edizione che entrerà nella storia".

Intanto Amadeus si è trasformato in Amadux. Sanremo è suo e guai a chi lo tocca. Chi vuole buttarlo giù, dovrà faticare parecchio per conquistare la vetta. "Se dovessero dirmi il tuo mandato è finito, cosa devo fare? Me ne vado". Cincinnato? Mica tanto. Perché Amadux sfodera il sorriso sornione che ha imparato qui a Sanremo, e ha aggiunto: "Con risultati come questo hai una grande forza. Se avessi ottenuto il 15-20% in meno allora sì, sarei stato – con un linguaggio calcistico – esonerabile. L’immagine più bella me l’ha data Sanremo e il fiume di persone di tutte le età. La forza della gente zittisce ogni polemica". Tradotto: ho fatto incassare 50 milioni di euro alla Rai, ho desertificato la concorrenza che pure ci aveva provato, ho raggiunto risultati di ascolto impensabili: chi avrà il coraggio di cacciarmi? "Se devo sbagliare, voglio sbagliare seguendo le mie idee e non seguendo i suggerimenti di qualcun altro".

In cinque giorni si è conquistato il ruolo di difensore dei diritti civili, dal diritto di parola al diritto di amare, mica male per un geometra di provincia. Poco prima non aveva nascosto la sua soddisfazione: "Sono l’uomo più felice del mondo, sono un bambino nel parco divertimenti. Ho la coscienza a posto, perché ho condiviso tutto. Sono un ottimista". Cosa resterà di questo Festival? Un pugno di canzoni, il sorriso (e le mani) di Gianni Morandi, ceneri di polemiche e la sensazione che un’epoca è finita. Si spengono le luci.