Scontro all'Argentario, "Troppe barche in mare. Le regole vanno rispettate"

Il velista Pedote: con i turisti il traffico aumenta e la gestione è complicata. "L’imbarcazione a vela aveva la precedenza, difficile spostarsi a gran velocità"

Il motoscafo mentre viene trainato dalla Guardia costiera

Il motoscafo mentre viene trainato dalla Guardia costiera

Roma, 25 luglio 2022 - Gli incidenti possono succedere sempre, ma quello che è accaduto a Porto Ercole si poteva benissimo evitare. Parola di Giancarlo Pedote, il 46enne velista fiorentino a cui le imprese in solitario attorno al globo stanno dando grande onore e successi.

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Pedote, come si giustifica una tragedia del genere?

"Non si giustifica, quando accade una cosa simile c’è qualcuno che non ha rispettato le regole. E in mare farlo è determinante".

Quali sono queste regole?

"La precedenza è una. L’imbarcazione a vela ce l’ha sempre rispetto a una imbarcazione a motore da diporto, mentre per quanto riguarda altre tipologie di barche sono quelle ad avere ragione".

Ad esempio?

"A seconda del pescaggio e delle funzioni che hanno. Per esempio i traghetti che collegano il continente alle isole".

Una barca a vela è più difficile da manovrare in situazioni di pericolo?

"Quando si muove solo con la propulsione del vento può fare 3-4-5 nodi e a quella velocità la reazione di manovra è molto lunga rispetto a quando si avverte il pericolo. Se ti capita sotto un motoscafo che va spedito è molto difficile poterlo evitare. La maggior parte delle volte non ci puoi fare nulla".

Sembra che lo yacht viaggiasse col pilota automatico inserito: una sicurezza o no?

"Assolutamente no. Il pilota automatico ti permette di programmare una rotta e una velocità e viaggiare in quel modo. Si tratta di un robot, ma è l’uomo che deve controllare facendosi carico di cosa incontra su quella rotta e di guardare davanti. Se col pilota automatico inserito ti metti a giocare col cellulare o a guardare il Gran premio in coperta non va bene. Soprattutto non ti protegge da nulla".

La barca a vela poteva evitare la collisione?

"Essendo più piccola e lenta ha più difficoltà a farlo. Nonostante la visuale sia più libera. È chiaro che gli occupanti dello yacht non si sono accorti della vela: con la coperta, i luoghi chiusi e i ponti alti è più difficile".

Esistono allarmi anti-collisione?

"Sì, ma se non stai attento sono anch’essi inutili".

Siamo in alta stagione, il pericolo aumenta?

"Certo, il movimento è maggiore e spesso il traffico è difficile da gestire, anche se le nostre Marine sono adeguate. I diportisti aumentano e anche il lavoro delle Capitanerie si fa più difficile. Conosco quel tratto di mare: è bellissimo e invoglia un’ attività nautica sempre maggiore".

C’è un’educazione per andare in mare?

"Sì. Oltre alle regole che si devono rispettare, c’è anche un esame. Per condurre imbarcazioni di più di dieci metri a una certa distanza da riva ci vuole la patente nautica e per sostenere l’esame sono necessari vari requisiti. E poi l’educazione civica è la stessa che deve ispirare chi si mette alla guida di un’auto: il rispetto del codice e degli altri. Soprattutto quando il mare è saturo di barche".

Lei intanto si prepara a mari ben più aperti…

"Mi alleno in Bretagna, preparo le regate di autunno e aspetto la conferma della nuova Vandée Globe. Ma fatti come quello di Porto Ercole mi rattristano".

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